di Ghita Gradita
La provinciale città emiliana farebbe qualsiasi cosa pour di apparire sui giornali: dopo avere avuto la geniale idea di partorire il Festival Filosofia, insieme a Carpi e Sassuolo, dove in nome della visibilità hanno cominciato ad infilare di tutto (ricordiamo con terrore una conferenza di Peter Greenaway con la traduttrice che non capiva un acca di ció che il regista diceva e traduceva a braccio), compie un nuovo capolavoro e invita Fabio Volo.
La rima a buon mercato ci voleva: non ci si spreca in ditirambi dinnanzi al Signor Volo e a Modena la Grassa. La rima facile è sufficiente. Non vogliamo entrare in particolari economici o peccare di superbia a nostra volta, peró senza andare tanto lontano e senza scomodare gettonatissimi spekaer radiofonici già scrittori di successo, per la filosofia della serva c’erano disponibili alcune migliaia di rezdore modenesi, un largo consesso di assessori e consiglieri comunali, compreso un sindaco (che peró deve aprire la manifestazione con un immaginiamo irripetibile discorso e non ha tempo di filosofare) o anche il mai troppo citato Giovanardi o ancora alcuni modenesi di grande valore (naturalmente emigrati) che farebbero miglior figura del Volo.
Costando meno.
Certo non ci sarebbe l’effetto VIP, che a Modena czi piacze, né il conglomerato di fameliche ragazzine che aiuteranno a riempire Piazza Grande che oltre ad ospitare le provinciali vasche dei czitadini è anche una delle più belle d’Italia, con un Duomo romanico che toglie il fiato e la famosissima Ghirlandina cantata da Pavarotti.
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