In Libano siamo in pieno Medio Evo: la polizia sta facendo retate in tutto il paese e cattura presunti ”sospetti” omosessuali, sottoponendoli a umilianti test anali per verificare eventuali relazioni sessuali, come se il rapporto anale fosse il solo rivelatore di rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso.
Di fatto, si tratta di una orribile discriminazione che punisce i gay ”passivi” mentre non si occupa degli attivi, che nemmeno stupisce troppo, considerando gli ancestrali pregiudizi della popolazione sull’omosessualità.
L’associazione Helem, principale gruppo di sostegno dei diritti di lesbiche, omosessuali, bisessuali e transessuali nel mondo arabo, ha organizzato una manifestazione davanti ad un tribunale di Beirut alla quale hanno partecipato decine di persone, chiedendo che il test venga proibito.
La manifestazione avviene a pochi giorni da una retata in un cinema porno presuntamente frequentato da omosessuali dove la polizia aveva praticato inspezioni anali a tutti gli arrestati per verificare la presenza di eventuali tracce di sperma.
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