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Quelli che vogliono i registri delle unioni di fatto e non li usano

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Il tanto strombazzato registro per le unioni civili approvato ad uso e consumo di lacuni politici che cavalcano le tigri, se fossero tigri, è interessante notare come la notizia del ”divorzio” di una coppia gay ”sposata” -il commento ”non era per tutta la vita” poteva essere risparmiato- renda noto che solo 50 coppie (di cui solo il 30% gay) ha approfittato del registro. Siamo a Padova.

Conosciamo già le risposte: c’è omofobia, il registro non serve a niente, il clima non è quello adtto, e via di questo passo: quando la Spagna approvó il matrimonio ugualitario lo fece perché c’erano già diverse migliaia di coppie che si erano registrato per le cosiddette unioni civili e reclamavano parità di diritti. Stessa cosa sta accadendo in Inghilterra.

Se le coppie gay italiane sono troppo gay per sposarsi o unirsi civilmente o o trovano che fare pressioni civili per avere diritti sia poco gay, allora meritano che i partiti politici glielo mettano in quel posto e che la Bindi li riprenda come ragazzini.

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