”La novità del nuovo polo sta proprio nella volontà di unire molte persone che erano divise; di farlo su un’idea positiva dell’italia e con l’ambizione di assumere decisioni indispensabili, difficili,
inizialmente anche impopolari”. In una lettera aperta sul «Corriere della Sera» rivolta a Gianfranco Fini, il leader dell’Api, Francesco Rutelli lancia la sfida, in vista del congresso di Futuro e Libertà in programma nel week end a Milano, di una ”rivoluzione liberale non accecata dall’antiberlusconismo”. ‘‘Non siamo uniti, nè accecati, dall’anti-berlusconismo. Vogliamo superare questa stagione di contrapposizione totale, che ormai sta arrivando al ventennio”, scrive Rutelli. ”C’è una parola che apparteneva storicamente alla cultura di destra, e che oggi si usa molto poco. E’ la parola ordine. Vorrei che, su basi nuove, riprendessimo a usarla insieme”, continua leader di Alleanza per l’Italia, sottolineando che ”la nostra coalizione non si definirà con la topografia; non solo perchè Casini e l’Udc sono centristi, e molti di noi di Api proveniamo dal centrosinistra; piuttosto, perchè queste definizioni, valide nelle biografie del XX secolo, sono oggi del tutto inadatte. Invece, c’è da fare davvero, dopo tutti questi anni, una «rivoluzione liberale». Rutelli, infine, rimarca: «è l’anti-politica, che dobbiamo sconfiggere. Tra i suoi guasti, una folla di dilettanti e di demagoghi occasionali, che non hanno intenzione né interesse nel costruire, unire, progettare, realizzare. Tutto il mondo democratico non è guidato da anti-politici, ma da politici: Sarkozy, la Merkel, Cameron, la Clinton, Obama; come lo sono i leader dei mutamenti in India, Cina, Brasile. L’unico politico/antipolitico è Berlusconi (che, purtroppo, si intende bene con i capi autoritari). Il dovere di una generazione come la nostra, di cinquantenni con lunghe esperienze (di amministrazione, di governo, di guida di partiti complessi) è di concorrere a riportare in Italia rispetto verso la politica, attraverso una chiara visione degli obiettivi, una paziente collaborazione e, soprattutto, la formazione di nuovi dirigenti, di giovani leader che guideranno il paese nei prossimi decenni”. (Unita.it)
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