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HomeGiustappunto!"Giustappunto!" di Vittorio Lussana: Galantino ti scrivo, così mi distraggo un po’

“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: Galantino ti scrivo, così mi distraggo un po’

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Vittorio Lussana 02di Vittorio Lussana  twitter@vittoriolussana

 

 

 

Comprendiamo le preoccupazioni del Segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, per quanto sta accadendo nel Mediterraneo e in merito al coordinamento complessivo dell’emergenza immigrazione. Ma le critiche da lui rivolte in questi giorni al Governo Renzi appaiono alquanto ingenerose. Probabilmente è vero che l’attuale esecutivo, sul piano comunicativo, ha scelto di mantenere un ‘basso profilo’, per non dover essere costretto a passare intere giornate a ‘sfanculare’ la Lega Nord, un movimento mosso unicamente da motivazioni di ‘rilancio’ della propria immagine pubblica sul palcoscenico politico nazionale. Ed è altrettanto vero che la gestione stessa del fenomeno migratorio, regolamentato da una norma ottusa come la legge ‘Bossi-Fini’, andrebbe analizzato anche nelle fasi successive, approfondendo quel che accade ‘dopo’ gli sbarchi, al fine di denunciare, per esempio, quel ripugnante ‘caporalato’ sfruttatore di mano d’opera a basso costo, che è riuscito a resuscitare la schiavitù ottocentesca del bracciantato agricolo a prestazione saltuaria od occasionale. Il problema, pertanto, risulta decisamente complesso. E, per affrontarlo, il Governo dispone solamente della Marina militare, i cui uomini stanno facendo quello che possono, con grande coraggio e abnegazione. Se monsignor Galantino ce lo permette, il ‘tiro’ dei suoi ‘rilievi’ andrebbe invece ‘direzionato’ nei riguardi dei nostri organi di informazione, soprattutto televisiva, che invece di proporre delle vere inchieste di approfondimento, alla Milena Gabanelli tanto per intenderci, si limitano a drammatizzare i fatti rendendoli assai poco razionali, esercitando dunque assai male la loro funzione giornalistica, che invece dovrebbe esser quella di dare ordine al disordine. Le finalità di tali forme d’informazione sono puramente speculative: esse servono soprattutto a inscenare dibattiti tendenti a ‘fissare’ le informazioni stesse, secondo ‘schematismi’ deformanti ripetuti ‘ad libitum’. Si tratta di una metodologia assai cinica, utile soprattutto a mettere in piedi, praticamente sul momento, dei talk-show sostanzialmente ‘precotti’, che producono solamente polemiche, forzature e livori allo scopo di fare ‘audience’. E’ esattamente da questo tipo di osservazioni che discende la definizione: “Tv spazzatura”. Un tema intorno al quale, se la Curia si decidesse a dare anch’essa una ‘mano’, fornendo stimoli e spunti di riflessione più utili e preziosi, le saremmo vivamente grati. Siamo infatti ormai assediati da approfondimenti televisivi puramente speculativi, che invece di ‘cercare’ le notizie, si limitano a presentare personaggi ‘bizzarri’, venati di ‘populismo’, portatori di tesi tanto strampalate quanto eclatanti. Invece, il ‘vero’ giornalismo ha il dovere ‘scavare’ dietro ai fatti stessi, al fine di porre in evidenza abusi e inefficienze. E’ la nota questione del ‘taglio’ giornalistico da fornire ai problemi più complessi, al fine di esercitare veramente una funzione di ‘quarto potere’, ovverosia di controllo: in termini strettamente deontologici, pochissimi sono i colleghi che riescono a fare informazione secondo il ‘verso’ deontologico più corretto. Il paradosso di ‘scuola’, in questi casi, è quello dell’aspirante suicida, che scavalca il margine di un ponte minacciando di gettarsi tra le acque di un fiume: il giornalista attuale è ormai giunto a un cinismo tale da spingere ‘di sotto’ egli stesso il poveruomo in questione, pur di avere una storia da raccontare. Ma ci sono esempi altrettanto simili o paralleli che spiegano assai bene tali deformazioni: uno di questi, per esempio, è quella di esercitare una funzione di critica eccessiva e squilibrata, tesa ad alimentare nervosismi e tensioni ambientali. Per interi decenni, molti giornalisti di casa nostra hanno cercato di provocare la sconfitta sportiva della nostra rappresentativa calcistica nazionale nelle competizioni in cui essa era impegnata (tutto ciò vale anche per le semplici squadre di club o per molti altri atleti delle più svariate discipline sportive), per scriverne ‘male’ e riuscire a provocare l’esonero di un allenatore non particolarmente compiacente nei confronti della stampa, dei suoi rapporti eccessivamente invasivi con atleti e calciatori e delle sue ‘marchette’ più nascoste e irriferibili, spesso stabilite con gli elementi più corrotti dei vertici federali o delle stesse società sportive in questione. In buona sostanza, le vicende che nel 1982 portarono Enzo Bearzot a vincere un campionato mondiale di calcio mettendosi contro l’intero giornalismo sportivo italiano non hanno insegnato un bel nulla. Il nostro mondo dell’informazione, soprattutto quello televisivo, continua a dimostrarsi cinico e malato. E lo è in quanto ‘lottizzato’ da ‘impiegati’ meritevoli unicamente di appartenere a ‘cordate’ politiche o editoriali ben precise. Fare il mestiere del giornalista, come spesso dimostrato dalla parte rimasta ancora ‘sana’ di questa categoria, dovrebbe significare ben altro. E questa volta, il vicesegretario del Partito democratico, Deborah Serracchiani, ha pienamente ragione, caro Galantino: sulla questione dell’immigrazione “la fanno tutti facile”. Lei compreso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(14 agosto 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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