di Il Capo
Il livello di confusione in questo paese è tale che non si capisce più cosa pensare: mi sembra strano che ci si scagli contro D’Alema in quel modo, quasi che non si sia più liberi di fatturare vendita di vino a chi ne fa richiesta. Si può obiettare che un uomo politico che è riconducibile al Pd non dovrebbe fare affari con le cooperative, ma la questione dovrebbe fermarsi lì, soprattutto quando qualcuno non è indagato.
Che Daniela De Mon Santanchè se ne vada sulla corazzata Mediaset alle 9 del mattino a sputare veleno sul Pd, definendo “mafia” le cooperative, non stupisce nemmeno più di tanto: stupisce che ci sia ancora gente che segue televisioni di quel livello. Stupirebbe se Santanchè non lo facesse dato che il suo compagno dirige uno dei giornali della famiglia Berlusconi e lei stessa è deputata di Forza Italia.
Ci vuole coraggio a parlare di mafia e di contaminazioni tra privato e politica camminando con quelle scarpe lì, ma l’Italia è questa e gli Italiani di oggi non vogliono un Paese che funzioni: vogliono un paese in cui essere liberi di lamentarsi, nel quale sia normale accusare e gridare contro chiunque, dove sia ordinario lo straordinario, in cui i vari inquisiti del caso siano liberi di fare quello che cazzo gli pare e dove ci sia sempre qualcuno che ha avuto più fortuna di noi da invidiare e distruggere a parole per una specie di piacere sessuale da sostituire agli orgasmi che non sono più capaci di raggiungere se non nel virtuale.
Davvero un paesucolo patetico ce ha scoperto la parola teatrino e gode nella rappresentazione della piccolezza di Sè.
Patetico.
(2 aprile 2015)
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