di Aurelio Mancuso twitter@aureliomancuso
Ci stiamo tutte e tutti scatenando a valutare una proposta di legge ancora inesistente che il governo dovrebbe presentare sulle unioni civili di stampo tedesco. Per ora l’unica concreta realtà è che langue in Commissione Giustizia del Senato il testo unico proposto dalla senatrice Monica Cirinnà, che posto il fatto che la gran parte di noi vuole il matrimonio egualitario, è il massimo della normativa positiva che si può mettere in campo, poiché nel Pd non c’è, sottolineo non c’è, una maggioranza politica a favore dell’estensione del matrimonio alle coppie gay.
Due questioni continuano a rendere incandescente il dibattito: da una parte appunto la rabbia di chi vuole il matrimonio e non vuol sentir parlare di istituto equipollente, valutato come un “ghetto” indigeribile, e dell’altra chi, come il sottoscritto pensa che sia inutile attendere “il sol dell’avvenire” e cercare di ottenere bene e presto una legge sulle unioni civili. Da una parte, quindi, i soliti estremisti e dall’altra i sempre eterni moderati? Questa rappresentazione, che non fa onore a nessuno dei due schieramenti, è invece frutto di opinioni entrambe degne di attenzione, divergenti sulla strategia da seguire per arrivare all’obiettivo che accomuna: il matrimonio egualitario.
In mezzo ci sono inoltre delle sfumature, per esempio il fatto che si ipotizzi lo stralcio della regolamentazione, attraverso strumenti giuridici più leggeri delle coppie conviventi eterosessuali e, anche di quelle omosessuali che non vogliono accedere all’istituto delle unioni civili, ha già prodotto opinioni negative. La priorità è, e rimane, l’immediato riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali che non possono accedere al matrimonio; sarebbe assai utile, però anche in questo caso non ridurre tutto a sterili tifoserie avulse da ragionamenti concreti. Per quanto mi riguarda, se si arrivasse all’approvazione delle unioni civili alla tedesca per le coppie omosessuali, stapperei lo champagne, perché sarebbe una prima risposta.
Questo non impedisce di vedere, che se non ci si vuole solo occupare di una parte della collettività lgbt, ci sono moltissime coppie gay che preferirebbero organizzare il loro rapporto in forme più libere e meno vincolanti dagli istituti para e/o matrimoniali. Purtroppo la memoria difetta assai nella nostra comunità, e troppi leader, pure quelli che hanno responsabilità di governo, invece di fare lezioni giuridiche sui media, dovrebbero leggersi l’immensa letteratura sulla materia. C’è una tradizione costruita nei decenni passati non dalle arrembanti associazioni di categoria, ma da giuristi sapienti e seri, che da Napoli e poi in tutto il Paese, insegnarono a tanti loro colleghi, dai docenti universitari agli avvocati, cosa si sarebbe dovuto fare per riorganizzare il sistema normativo sulle relazioni e le famiglie. Tutto questo pippone per dire, che manca un luogo vero dove il confronto sia scevro dai titoli dei giornali e dalle comprensibili smanie di protagonismo.
La strategia non è, come detto prima, facile da comporre perché esistono opinioni differenti che si confrontano, (e mi sono limitato a parlare di matrimonio e unioni civili, perché dovremmo invece allargare il campo su adozioni, surroga, genitorialità) che invece di scomunicarsi a vicenda, dovrebbero, per il buon senso e il bene comune trovare perlomeno punti di convergenza su come agire nell’oggi.
Altrimenti, appunto, lo spartito sarà suonato da qualcun altro, lasciando scontenti tutti.
(16 ottobre 2014)
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