di Giovanna Di Rosa
E’ pericolosissimo quello che sta accadendo in Ucraina, nella repubblica di Crimea, dove filorussi (o neosovietici?) hanno attaccato il parlamento, rimosso la bandiera ucraina che sventola insieme a quella della Crimea sostituendola con quella russa, mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov esprime preoccupazione – riferisce il quotidiano Repubblica – per “gravi violazioni dei diritti umani in Ucraina, la violazione del diritto di usare la lingua madre, la discriminazione etnica e culturale, e gli attacchi e atti vandalici a oggetti di interesse storico e all’eredità culturale e religiosa”, pretesti, come è storicamente noto.
Fin dai tempi di Stalin si sono giustificate le aggressioni ai paesi vicini per difendere mai troppo chiariti “diritti umani”, perché “interessi russi” suona male.
Il permalosissimo ministro russo ha condannato attacchi ai simboli dell’ex dominio sovietico (capito da che parte stanno i filo-Putin e quale Impero vogliono ricostruire?) come l’abbattimento delle statue di Lenin e del generale Kutuzov (che ebbe il merito di battere Napoleone), e la presunta profanazione del Memoriale della fiamma eterna a Sumy umiliando “la memoria dei soldati che hanno liberato l’Ucraina”, perché è sempre meglio difendere i morti che evitare di massacrare i vivi.
Il presidente ad interim ucraino ha dichiarato che qualsiasi violazione dello spazio nazionale verrà ritenuto un’aggressione da parte di Mosca e considerato un atto di guerra: sembra quasi che i Russi questo scontro lo stiano proprio cercando, e nel frattempo hanno accordato protezione a Yanukovich.
Nel frattempo le autorità ucraine gridano aiuto: in cassa non ci sono più soldi e ci sono debiti per 130 miliardi di dollari.
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