Il sito gestito Gaynews.it, gestito dall’associazione Gaynet, con i quali noi di Gaiaitalia.com abbiamo un intenso dialogo e scambio, anche rispetto a iniziative culturali comuni per i prossimi mesi, pubblica un interessante articolo – anche un po’ caustico – de l’Espresso che fa un po’ il punto sulle correnti del PD e sugli appartenenti al Movimento, eletti o no tra deputati e senatori, che si sono schierati con l’uno o l’altro candidato. L’articolo, non privo di una certa ironia, più che giustificata, e dal titolo più che caustico “Pd, omo-primarie al via: ogni corrente ha il “suo” gay in lizza”, dice:
Dopo il boomerang della legge sull’omofobia targata Ivan Scalfarotto, che in sostanza autorizza partiti politici e organizzazioni religiose a insultare comodamente ebrei e omosessuali, come se non ce ne fosse già abbastanza senza legge, è ripartita nell’alveo del Pd la corsa a stare sulla cresta dell’onda. E così ogni corrente del partito, alla vigilia delle primarie che dovrebbero seppellire la miserrima figuraccia fatta alle ultime elezioni politiche da Pier Luigi Bersani, ogni gay democratico si accasa. E sostiene un candidato diverso. Ecco i principali: Ivan Scalfarotto, il padre della riforma della legge Mancino, è schierato con Matteo Renzi. Legame d’antica memoria. Finora pochissimo utile sul piano parlamentare, almeno per quel che riguarda i diritti civili, tema su cui l’Italia è in ritardo di 20 anni (peggio che con il debito pubblico) sulla famosa Europa che il premier Enrico Letta invoca in continuazione. Stessa collocazione di Paola Concia, trombata alle politiche ma da poco ingaggiata dal viceministro Guerra che ha le deleghe alle pari opportunità. Dopo la defenestrazione di un’altra sportiva, Josefa Idem. Sergio Lo Giudice, ex presidente dell’Arcigay, senatore bolognese lanciato in Parlamento dal sindaco della turrita Virginio Merola, è schierato invece con Pippo Civati. Mai nascosta la vocazione di sinistra. Tanto che l’altra volta era bersaniano doc. E con Renzi proprio non è riuscito ad andare. Aurelio Mancuso, presidente di Equality, ex presidente dell’Arcigay, dirigente del Pd, uno di quelli che stracciò la tessera in faccia a Rosy Bindi dopo la famosa risoluzione dell’assemblea del Pd sui temi gay è schierato con Gianni Cuperlo. Cuperlo è uomo del partito. Mancuso è uomo del partito. Affare fatto. Una sola svista: nella mozione di Cuperlo la parola “matrimonio gay” non compare. C’è una formula di quelle che solo il vecchio Pci politichese sapeva mettere giù. Strano per un Mancuso che di quella parola ha fatto una battaglia di vita. Franco Grillini, leader storico del movimento gay italiano, due volte deputato con i Ds, poi passato all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro sembra in fase di riavvicinamento al Pd. E per non farsi troppo notare indovinate chi sostiene? Gianni Pittella. Già. Perché? Intanto meglio tornare senza troppi squilli di tromba. E poi Pittella è un socialista. Laico.Favorevole ai matrimoni gay. E tutto il resto. A questo punto la domanda è: riusciranno i nostri eroi a far approvare una legge, una sola, a favore dei gay?
Una domanda che anche noi di Gaiaitalia.com, assai più umilmente dati i nostri limitati mezzi, ci siamo posti dalla nostra nascita. A noi hanno scritto che siamo omofobi, ma ci siamo abituati.
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