di Giovanna Di Rosa
E siamo nuovamente alla battaglia parlamentare – bugiarda e inutile – sulla sessualità da buco della serratura cui la politica infantile di questo paese ci ha abituati. Dalla sfuriate del ministro Valditara che mette insieme nel rabbioso pathos del momento, dettato dal non essere stato osannato come il salvatore della scuola, forse, tutto l’impensabile e tutto l’indicibile, alla ridicola legge che vorrebbe proteggere i giovani dalla pornografia varata come utile dentro una brodaglia d’ignoranza informatica da far rabbrividire – ad avere il pudore di farlo. Basta infatti uno strumentino ridicolo chiamato VPN per far risultare che ti stai connettendo dall’Albania (un paese a caso) anche se stai alla Garbatella (un quartiere romano a caso).
VPN sta per (Virtual Private Network) ed è un sistema che crea un collegamento sicuro e criptato tra il tuo dispositivo e Internet e funziona instradando il traffico attraverso un server remoto, nascondendo il tuo indirizzo IP reale. In questo modo protegge la privacy, impedisce tracciamenti e permette di accedere a contenuti geograficamente limitati. Ed ecco aggirata la legge per impedire ai minori la visione di contenuti pornografici.
Tutto questo agitarsi intorno alla sessualità non si sofferma però sul rendere normale ciò che la natura normale ha già reso – tutti siamo nati in quel modo lì, con la natura che ha reso estremamente piacevole quel momento riproduttivo, meno piacevoli i risultati, visto poi come crescono e come governano, ma è un dettaglio – ma si limita ad osservare dal buco della serratura quella che si ritiene dovrebbe essere la sessualità adolescenziale e il volerla educare senza ricorrere agli strumenti più normali: la scuola e l’educazione sessuale, espressione che però in Italia non si può usare. Quindi la si chiama educazione all’affettività, che non si capisce cos’è, tirano in ballo le drag queen, il gender e fanno sceneggiate isteriche in parlamento.
Così funziona l’educazione all’affettività del governo del dio, patria e famiglia di nuova fattura garbatelliana, su impulso del partito famigliare della presidente del Consiglio pro-tempore: buco della serratura, roba seria poca e di rado, molte battaglie parlamentari e poi ci pensa il VPN. Congratulazioni, davvero.
La faccenduola stupisce poco, in realtà, se pensiamo che buona parte dell’attuale governo stava già lì quando il parlamento, in onore al Grande Sdoganatore di tutte le Destre possibili, votò a favore di quella panzana ridicola che era il “caso Ruby” affermando – con voto parlamentare!!! – che sì, Ruby Rubacuori era la nipote di Hosni Mubarak. Vale la pena ripercorrere brevemente la patetica storiella.
Il caso Ruby: quando il Parlamento avallò la bugia della “nipote di Mubarak”
Il celebre scandalo Ruby, ricorderanno lettrici e lettori, ruotava attorno a Karima El Mahroug (nota come Ruby), giovane marocchina che Berlusconi sostenne falsamente essere la nipote di Hosni Mubarak accusata di avere rubato 3mila euro. Si raccontava al tempo, che Berluscono telefonò alla Questura di Milano dopo il fermo della ragazza per furto. Secondo l’accusa, si trattava di concussione: Berlusconi avrebbe usato la sua carica per intervenire con la polizia.
Così successe che nel 2011, la Camera votò una mozione per sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sostenendo che l’intervento di Berlusconi fosse un atto ministeriale. La mozione passò con 314 voti favorevoli contro 302 contrari. Votarono a favore gli appartenenti al Popolo delle Libertà (PdL), della Lega e degli allora noti come “Responsabili” (che oggi hanno tutt’altra valenza in un contesto molto più drammatico).
Ricorda la cronaca del tempo del quotidiano la Repubblica che erano presenti in aula, al gran completo, anche i ministri del governo allora in carica: Umberto Bossi e Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi e Mara Carfagna, assieme a Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani, Giorgia Meloni (attuale presidente del Consiglio), Saverio Romano, Maria Vittoria Brambilla, lo scomparso Franco Frattini e l’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, allora ministro della difesa).
Per dire…
Stavano già lì molti di quelli dell’odierno dio, patria e famiglia: i nuovi moralisti che hanno così tanto a cuore la famiglia tradizionale da essersene fatta più di una riuscendo a mescolare ad uso politico valori religiosi (brandire rosari, inneggiare al proprio essere madre e donna a un convegno di neofascisti in Andalusia), ottenendo risultati pari allo zero che vanno poco più in là di strombazzate leggicole inutili che possono essere aggirate con una semplicissima conoscenza della tecnologia, che sembrano (e forse sono) create per pura propaganda e non per risolvere i problemi.
Tutto viene usato, per dire, al fine di nascondere che al di là delle operazioni da influencer della presidente Meloni, la produzione industriale è ferma da mesi, il costo dell’energia rende le bollette inaffrontabili, l’aumento dei generi alimentari insostenibile fare la spesa, l’Italia è a crescita zero e se non ci fosse il PNRR sarebbe in recessione, le grandi opere da delirio d’onnipotenza vengono bocciate dalla Corte dei Conti (i cui componenti sono di nomina governativa, non vengono da Marte) e via raccontando. Tutte vicende che sono, simbolicamente, testimonianza viva di come il potere politico italiano, dagli anni ’90 in poi, abbia difeso formalmente persino menzogne clamorose pur di difendere se stesso. Siamo sempre alla sindrome del Gattopardo.
D’altro canto le opposizioni che tanto gridano al Valditara!, sono le stesse che quando sono state al governo hanno fatto ben poco sulla questione dell’educazione all’affettività che oggi sembra essere l’ombelico di tutti i riformismi – metti che la parte cattolica del PD avesse ad adombrarsi. E tocca ripetersi ricordando cosa si dovette inventare il povero Matteo Renzi per riuscire a far votare la legge sulle Unioni Civili peggiore del mondo occidentale. E ci si viene a noia da soli.
Spigolature
Per completezza d’informazione la faccenduola Ruby si concluse con la condanna in primo grado di Berlusconi per prostituzione minorile e concussione, che però fu assolto in appello e la Cassazione confermò l’assoluzione. Venne quindi il processo Ruby Bis con Lele Mora e Emilio Fede (recentemente scomparso) condannati in primo grado a 7 anni (Nicole Minetti a 5 anni) con pene ridotte in appello (Lele Mora a 6 anni e 1 mese, Emilio Fede a 4 anni e 10 mesi, Nicole Minetti a 3 anni) e con condanne confermate in Cassazione per Lele Mora e Nicole Minetti. Nel Ruby ter (corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza) nel febbraio 2023, il Tribunale di Milano assolse Berlusconi e altri 28 imputati: la motivazione principale fu che i verbali di molte delle ragazze non erano utilizzabili e che gran parte delle definite “olgettine” (le ospiti delle serate) non potevano essere considerate come semplici testimoni, perché avrebbero dovuto essere indagate fin dall’inizio. Poi spuntò nel 2024 la Corte di Cassazione che ha annullato l’assoluzione e ha disposto un nuovo processo d’appello per una ventina di imputati (tra cui Karima el‑Mahroug, alias Ruby).
La solita povera Italia.
(14 novembre 2025)
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