di Paolo M. Minciotti
Dall’alto della loro incommensurabile bontà, quasi difficile da descrivere per chi non solca le auree vie del sovrumano e non è in diretto contatto con divinità assolute, il vescovo di Cassano allo Jonio, vicepresidente della Cei, parlando a nome della confessione che rappresenta, ha dichiarato che: “Siamo tutti fratelli e sorelle. La Chiesa è la casa di tutti e tutti devono sentirsi a casa loro”.
Poi ci si snoda per gli impervi sentieri del dico-non-dico: “Le Chiese locali superando l’atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società” per passare a una prima simil-promessa “si impegnino a promuovere il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omo affettive e transgender, così come dei loro genitori, che già appartengono alla comunità cristiana”.
Riconoscimento e accompagnamento sono termini che lasciano esterrefatti: di quale arroganza vive un’istituzione che parla di riconoscere e accompagnare partendo da un giudizio?
Vorremmo uscire da questo terreno paludoso tornando su livelli più terreni e rivolgendo un sincero grazie al vescovo di Cassano allo Jonio, vicepresidente della Cei, senza evitare di ricordargli che “Essere omosessuali non è peccato” non è solo una frase che non fa onore, ma non è niente di nuovo: noi lo sapevamo già.
Perché siamo noi che viviamo e costruiamo relazioni d’amore rispettose e durevoli in un inferno quotidiano di odio e discriminazione. Non siamo noi a puntare il dito contro le persone omosessuali, bisessuali, transessuali, confondendole a bella posta con la pedofilia più bieca – anche quella tra le auguste mura dell’istituzione nota come Chiesa Cattolica, pedofilia mai sufficientemente condannata né a parole né a fatti come sarebbe stato giusto fare fino a oggi, e come sarebbe giusto fare in futuro.
Dunque, nonostante le belle parole di lor Eminenze, noi continueremo a vivere in trincea come abbiamo sempre fatto riuscendo, contro tutti i pregiudizi possibili (che, Eminenze, non abbiamo costruito noi da sole e da soli), a vivere una vita ricca, soddisfacente e solidale nonostante coloro che vorrebbero vedersi riaprire le porte dell’inferno, o godrebbero della riaccensione dei roghi.
Dunque apprezzando la disponibilità e le aperture rimaniamo, preferiamo fare così per il momento, dentro il consueto recinto del non ci fidiamo e, ci crediate o no, sappiamo perfettamente perché è sempre meglio non fidarsi. Perché tra parole e fatte si è sempre spalancato un oceano.
(26 ottobre 2025)
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