In corso
di G.G.
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report e giornalista sotto scorta da anni, si è visto esplodere la sua auto e quella della figlia a causa di una bomba rudimentale, mentre erano parcheggiate di fronte alla sua casa a Pomezia.
“Sembra che si tratti di un ordigno rudimentale, ma ora bisogna vedere la natura dell’esplosivo”, così scrive il Corriere nel dare la notizia.
La bomba esplosa sotto la macchina del giornalista, già conduttore di Report, ex inviato del Tg3, autore insieme alla sua redazione di importanti inchieste contro crimine organizzato, terrorismo e corruzione è stata realizzata – scrive La Stampa – realizzato con materiale pirotecnico del peso superiore al chilogrammo. Il quotidiano riferisce delle dichiarazioni dello stesso Ranucci ai microfoni di RaiNews.
Continua La Stampa scrivendo che l’ordigno così descritto è assimilabile per tipologia, non per forza detonante e per rischio verso terze persone di morte o gravissimi danni e lesioni, a una sorta di “bomba di Maradona” nota scemenza pirotecnica, ma “di potenza ben superiore, tre, forse quattro volte più potente considerato il peso, i danni causati alle auto alle cancellate e anche in virtù della proiezione dei detriti”. I detriti causati dall’esplosione sono stati ritrovati fino a 25 metri di distanza dal luogo in cui era piazzata la bomba. L’ordigno è stato fatto esplodere con innesco diretto (non comandato a distanza) e secondo alcuni accertamenti, sarebbe stato lasciato tra alcuni vasi esterni alla villetta con la miccia accesa.
Una breve nota di solidarietà di Giorgia Meloni è stata pubblicata sul sito di Palazzo Chigi.
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Sul posto carabinieri, Digos, vigili del fuoco e scientifica. Numerosi i commenti di solidarietà sui social. Il ministro Crosetto ha rilasciato una dichiarazione dove attesta la sua solidarietà al giornalista parlando di “attacco al mondo dell’informazione”. Silenzio dai quelli che gridavano a destra e più a destra che si doveva “togliere la scorta a Ranucci“.
Sigfrido Ranucci vive sotto scorta dal 2014, sotto quella che ha definito in più occasioni una “tutela” dal 2009 per minacce ricevute; con la scorta vera e propria che gli è stata assegnata nel 2014. Reiterate le minacce, mai arrivate a compimento, di sedicenti politici, di revocargli la scorta. Per propaganda. A dimostrazione che a forza di propaganda poi i risultati, rischiano persino di arrivare. Si schiera anche l’Usigrai.
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(17 ottobre 2025)
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