di Samuele Vegna
Non c’è da essere allegrə nel vedere la nostra maggioranza di governo finalmente inserita in un dossier della CPI per concorso e complicità in genocidio (parliamo di Gaza e della Cisgiordania per chi non lo sapesse o fosse ancora infastiditə dal termine).
Ci rimettiamo come immagine e, però, è molto bello partecipare a piazze e strade finalmente partecipate, perdonate il gioco di parole.
E mentre la parola d’ordine della destra è remigrazione, ne emerge un’altra che sembrerebbe accomunare ogni partito, ovvero la parolina antisemitismo. Dappertutto ormai stanno provando ad abolire l’antifascismo, persino in Europa si stanno dando da fare i “Patrioti”, gruppo presieduto da Meloni, per bandire gli Antifa, sospetta organizzazione terroristica che vuole portare a diventare l’Eurabia.
Viene un po’ da pensare a un qualcosa di kafkiano in questo minestrone molto denso che è diventata la destra, che apre quasi più fronti di guerra di quel primo ministro che è Netanyahu.
Abbiamo infatti una cosa che può essere definita : c’è una legge che è approdata in Senato ed è la numero 1627, che prevede, tre le varie cose, la cara vecchia delazione di stampo mussoliniano, verso chi dovesse mai parlare di antisionismo o pro palestina nelle scuole e nelle università.
La nostra maggioranza di governo non ha di meglio da fare mentre l’Italia sta affondando nei debiti e nella corruzione, ma si sa, per controllare e manipolare meglio un popolo, si parte dalla cultura, e per distrarlo, si fa di tutto. Inoltre, chi manifesterà per la Palestina, chi ne scriverà o chi ne parlerà, sarà passibile di querela, sempre che questa legge passi, e passerà in my opinion, perché sappiamo bene che il fascismo è trasversale, e il sionismo, idem.
Lo dimostrano persino certe correnti del PD, non solo la destra estrema adora Bibi.
Continua dunque la repressione del dissenso, la repressione delle manifestazioni pubbliche, che fanno fare pessime figure a Meloni & company per il solo fatto che mentre negli altri Paesi quasi tutte sono state rivolte contro le ambasciate israeliane, in Italia Meloni si è ritrovata milioni di persone di ogni colore politico che gridavano slogan per le sue dimissioni.
Spiace. O forse, no.
(9 ottobre 2025)
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