di Samuele Vegna
Albanese, cognome.
Francesca, nome.
Occupazione: Relatrice per i territori palestinesi alle Nazioni Unite.
Bandita da Israele e Stati Uniti. Sanzionata da quei mostri, dittatori di estrema destra che sono Trump e Netaniahu, guerrafondai e complici, autori di un genocidio.
Il governo italiano: tace.
Questo è il riassunto di una vita umana, ora in bilico, perché ha detto la verità: i territori palestinesi sono devastati, senza aiuti umanitari, e con mezzo milione di morti, ancora sotto le macerie, depredate dai soldati israeliani.
In più, ora, il ministro Katz vuole attrarre in dei lager chi è sopravissutə, per poi deportarlo chissà dove.
Il popolo palestinese è spacciato, e il fatto che una donna ha spezzato la regola del silenzio complice e ha detto la verità, ha ricevuto sanzioni da due potenze straniere, e nessuna solidarietà da parte delle istituzioni del suo Paese, che dicono di rappresentare la patria e il patriottismo, ma che arrivano a somma zero quando si tratta di pensare, e quando è il momento di agire. La contrapposizione netta, miracolosa, risvegliatasi ieri, quasi compatta, è stata l’iniziativa di proporre Francesca Albanese al Nobel per la Pace a furor di popolo e di firme, da parte delle varie entità sparse e disorganizzate della sinistra d’Italia, con petizioni varie e diffuse (farne una sola no?) alla quale io ho aderito, giustamente, perché io valgo.
La petizione originaria è nata da Potere al Popolo, poi c’è stato tutto il carrozzone di sinistra che ha fatto tutte le sue, divise, figurarsi, il che dimostra la divisione interna nell’opposizione, che non fa altro che rafforzare l’incrinata maggioranza per il caso Nordio-Almasri.
Quel che è certo, in questo Paese sempre più debole sullo scenario internazionale, o dir si voglia, sullo scenario del globo terracqueo, è che nemmeno più una relatrice ONU può parlare e dire la verità, e nessuno, da destra a sinistra, sa proteggere e custodire una tale e sacra mosca bianca. Solidarietà a Francesca Albanese, non sei sola. Sappiamo che la lotta per la giustizia sarà infinita, ma siamo al tuo fianco. Sappiamo che non ci sarà giustizia, ma siamo qui.
Dolore, quanto sei grande, per quei bambini e bambine mitragliati in fila per la farina.
(12 luglio 2025)
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