di Daniele Santi, #Cultura
Ogni opera è figlia del suo tempo, così come ogni decisione. Cosa vuol dire “vietato ai minori di 7 anni”, che la si vuole raccontare a chi ci crede o che bisogna far parlare di sé a tutti i costi? Cos’è politicamente corretto? Censuare “Dumbo” o gli “Aristogatti” o “Peter Pan”? Licenziare 28mila persone invece cos’è, un’opera di salvaguardia sociale?
La Disney, in una crisi d’immagine come mai prima d’ora ha vissuto, sembra avere scelto l’opportunismo revisionista, o il revisionismo opportunista, rendendo noto di avere messo il “bollino rosso” su tre lungometraggi a cartoni animati come “Dumbo” contestando i versi di una canzone che suonerebbero irrispettosi verso gli schiavi afroamericani che lavoravano nelle piantagioni (“E quando poi veniamo pagati, buttiamo via tutti i nostri sogni”), ma nella versione italiana a cantare la canzone era l’innocentissimo “Quartetto Cetra” ai cui componenti giunsero i complimenti autografi del fondatore Walt Disney; Peter Pan che avrebbe invece denigrato i nativi americani chiamando i membri della propria tribù Giglio Tigrato “pellirosse”, un termine ora considerato offensivo, ma che gli americani continuano ad usare nel linguaggio corrente e infine Gli Aristogatti, colpevoli di aver offeso il popolo asiatico [sic] con il gatto Shun Gon, il siamese con denti spioventi, gli occhi a mandorla e le bacchette, che però suonava straordinariamente la batteria.
Si ha l’impressione che si sia andati molto al di là di ciò che chiamiamo ipocritamente “politicamente corretto” arrivando laddove soltanto chi ignora il senso del ridicolo può arrivare.
(27 gennaio 2021)
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