La camera bassa del parlamento algerino ha votato all’unanimità un disegno di legge che criminalizza il colonialismo francese nel Paese nordafricano tra il 1830 e il 1962. La votazione si è svolta durante una seduta pubblica alla presenza di Ibrahim Boughali, presidente della Camera dei deputati, trasmessa dalla Tv di Stato.
La risoluzione giunge in un momento in cui le relazioni tra Parigi e la sua ex colonia nordafricana attraversano una fase di tensione senza precedenti. Il governo algerino pone rivendicazioni legate ai dossier del Sahara occidentale, dell’immigrazione e della memoria del passato coloniale dell’Esagono nel Paese maghrebino. Numerosi tentativi del parlamento algerino per criminalizzare il colonialismo francese sono stati ostacolati fin dal 1984.
Quest’ultimo disegno di legge comprende 26 articoli e punisce tutte le pratiche coloniali che “hanno compromesso la struttura politica, sociale, economica, culturale e religiosa dell’Algeria tra il 14 giugno 1830 e il 5 luglio 1962. La legge definisce queste azioni come “crimine di Stato compiuto, non soggetto a prescrizione”. La legge obbliga lo Stato algerino a perseguire il riconoscimento ufficiale, le scuse e il risarcimento da parte della Francia per le azioni coloniali e include anche norme “contro le “corti speciali”, la detenzione forzata e il raduno dei civili in campi di concentramento, la privazione dell’istruzione, lo sfruttamento sessuale e la conversione forzata, nonché il conferimento di titoli umilianti ai cittadini e il reclutamento obbligatorio nelle forze armate francesi durante le due guerre mondiali”. Lo scrive Il Sole 24 Ore
Diversi, numerosi e umilianti erano gli insulti che gli occupanti francesi rivolgevano agli algerini per ricordare alla popolazione la presunta superiorità francese: da Raton (topo) – da cui le ratonnade, vergognose spedizioni punitive contro i civili algerini (come quella di Parigi del 17 ottobre 1961), a bicot (capretto), o allo sprezzante melon (che si riferiva agli algerini musulmani, alludendo malignamente alla forma della testa), o ancora l’orribile fatma che veniva usato per rivolgersi a qualsiasi donna algerina riducendo tutta la popolazione femminile dello stato a una mandria identificabile con un unico nome stereotipato negandone l’identità femminile individuale.
(25 dicembre 2025)
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