Metti che corrisponda al vero quel rapporto di Goldman Sachs che denuncia che gli esportatori stranieri hanno sopportato solo il 14% degli aumenti innescati dalle tariffe americane mentre il resto se lo sono sobbarcato le imprese Usa (64%) e i cittadini statunitensi (22%).
Metti che nel prossimo futuro le aziende scarichino i rincari sui consumatori, facendo salire l’inflazione con Federal Reserve e economia americana sempre più in difficoltà. Non ne deriverebbe che tutte le panzane raccontate da Trump verrebbero a galla? Tranquilli trumpisti di ferro, si tratta solo di dati provvisori. Come il vostro essere trumpisti.
Tuttavia i primi dati, basati su numeri a consuntivo degli effetti innescati dalla guerra tariffaria dichiarata da Trump al mondo non dicono bingo. Anzi, denunciano che i costi maggiori li hanno sopportati le aziende americane. E i consumatori a stelle e strisce, per mantenersi belli grassi e pasciuti, pagheranno a loro volta in un futuro certamente prossimo.
Secondo l’Huffington Post che cita l’ufficio apartitico del Congressional Budget Office (CBO), la ricetta di Trump è un fallimento: secondo l’aggiornamento mensile “del bilancio di luglio” il deficit di bilancio federale Usa “ha raggiunto quota 1,6 trilioni di dollari nei primi 10 mesi dell’anno fiscale 2025. Questa cifra è superiore di 109 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dell’anno fiscale 2024. Nel complesso, le entrate fiscali federali sono aumentate di 263 miliardi di dollari, ovvero del 6%; le spese di 372 miliardi di dollari, ovvero del 7%, sempre nei primi 10 mesi dell’anno fiscale 2025. E gran parte dell’aumento delle entrate fiscali federali è stato determinato dai dazi dell’amministrazione Trump”. Insomma i dazi qualcuno li paga, ma non è detto che li paghino quelli che dovrebbero pagarli secondo Trump.
La ciliegina sulla torta ce la mette Goldman Sachs che informa che in futuro “gli esportatori stranieri si faranno carico del 25% dell’impatto dei dazi, le imprese americane scaricheranno gradualmente l’onere sui consumatori, riducendo così la loro quota dal 64% al 10%”.
Il restante 67% verrà pagato dai cittadini statunitensi. Anche da quelli che Trump l’hanno votato credendo a tutto quello che ha promesso. Fanno quasi tenerezza. Nel frattempo Trump sta preparando la sceneggiata post-Alaska per raccontare urbi et orbi qualche frottola credibile a dimostrazione che lui non è succube di Putin. Basta aspettare.
(12 agosto 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)