di Daniele Santi
Quello del 15 agosto in Alaska rischia di essere l’ennesimo incontro che non porterà a nulla, con il presidente dalla Bocca Larga Donald Trump a sparare le sue solite frasi effetto al vento, il cleptocrata Putin ben contento di prendere per i fondelli l’Occidente che odia profondamente, e la possibilità – per tutta la cleptocrazia post-neo-sovietica – di apparire accomodante agli occhi del mondo salvo poi sollevare le solite obiezioni per non fermare la guerra. Nel frattempo, da qui al 15 agosto, le truppe russe avanzeranno ancora (avanzerebbero, secondo fonti locali non ucraine che abbiamo contattato l’esercito russo guadagnerebbe poche centinaia di metri di terreno al giorno, essendo quasi allo stremo) in vista del congelamento della situazione attuale al quale tanto Putin quanto Trump aspirano.
Questo però, e crediamo che Trump non ce l’abbia chiaro dato che è cronaca recente che il suo inviato, ennesimo premio Nobel dell’impreparazione e della superficialità, non abbia capito un accidente di ciò che Putin gli ha detto, dovrà avvenire a Putin piacendo e non secondo i piani che il presidente boccalone ha in mente.
Abbiamo dunque ragioni di ritenere che sarebbe saggio non riporre troppe speranze nell’incontro in Alaska (altro terreno sensibile) che avverrà mentre in Italia ci si sollazzerà sotto un sole cocente, in improbabili vacanze pagate con un mutuo per il quale si bestemmierà per i dodici mesi successivi. Non è un mondo meraviglioso questa finzione senza fondamenta che siamo riusciti a creare?
(11 agosto 2025)
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