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Salvini e Giorgetti gridano “al lupo”: “Unicredit è banca straniera, va fermata”. Difficile credere che non sapessero

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di Giovanna Di Rosa

Se scriviamo che secondo noi la storia Unicredit sul Banco Bpm la conoscevano perfettamente si offenderanno? Se fosse così ci scusiamo in anticipo, ma le grida di Salvini – qualcuno dovrà dire a Meloni che la presidente del Consiglio è lei e non il suo vicepremier-Zelig che cambia abito ogni giorno, anche più volte al giorno – e il successivo (conseguente?) intervento più istituzionale di uno dei tanti ministri Giorgetti che conosciamo porta chi è sospettoso a pensare che le grida servano a copertura della possibilità che qualcuno insinui che sapevano già.

Siccome siamo dei malpensanti con la bava alla bocca diciamo che ci riesce difficile immaginare che non fossero al corrente di un’operazione da oltre dieci miliardi  proprio nel momento in cui si stava tratteggiando un’operazione da terzo polo bancario tra Bpm e la banca di stato Mps: tant’è vero che l’ad di Unicredit si è affrettato a comunicare che non c’è nessun interesse su Mps (di cui il ministero del Tesoro ha appena venduto il 15% sul mercato per venire incontro alle richieste di Bruxelles). Bpm da parte sua definisce l’offerta ostile e ne discuterà nel suo prossimo consiglio di amministrazione.

Così mentre Salvini grida, ma oggi già si occuperà d’altro dopo l’eccheggiare del suo augusto gorgheggio, lasciandosi alle spalle anche l’attacco alla Banca d’Italia – perché bisogna amare il proprio paese – Giorgetti sta alla finestra e aspetta la documentazione lasciandosi alle spalle il grido di dolore: “a me le concentrazioni non piacciono mai” (a meno che non siano in mani leghiste e a uso del potere di Salvini. In quel caso la faccenda cambierebbe).

 

 

(26 novembre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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