di Giovanna Di Rosa
Ieri la presidente del Consiglio è riuscita a superarsi andando in onda – per lei è sempre l’estrema ratio, perché sa di essere convincente, ma non sa fino a quando lo sarà – dai suoi canali social (anche quelli istituzionali li deve considerare suoi, per dire) per parlare di qualcuno che mette in giro voci sull’aumento delle tasse utilizzando tutta la sua contundenza, che non significa essere anche autorevoli, per dire che “queste cose le faceva la sinistra”. Noi no.
Un capolavoro di negazionismo della realtà e di esaltazione di una realtà parallela (la stessa dove io sono alta, slanciata e con capelli fluenti che si agitano al vento, perché ognuna ha la sua), che conferma la solitudine della capessa nell’infosfera globale, costretta – diciamo – a sbugiardare persino uno dei suoi ministri Giorgetti (tra i tanti che ne ha) pur di cercare di raccontarla per la terza volta a un’Italia che non solo non ha più panzane a cui credere, ma nemmeno più soldi per pagare i conti. E loro con le acrobazie verbali e i giochi delle chat.
Insomma ci vuole la Marina, oppure andrebbe bene anche un “Marina pensaci tu”. Insomma parrebbe persino auspicabile, in mezzo a questo Nulla che cammina, schiaffeggiati da questo mondo di Fantasìa che blatera e blatera, che ci pensasse la Marina a prendere in mano la situazione, ribaltando il tavolo non contro qualcuno e a favore di qualcun altro, ma per suggerire che per qualcuno furbissimo ce n’è sempre un altro che se sta momentaneamente zitto, non è che è proprio perché non sa cosa dire.
Intanto godiamo le acrobazie verbali dei Giorgetti, più di uno e nessuno è d’accordo con l’altro; dei Salvini contro l’Imam della Bolognina la cui espulsione è stata congelata (e si dimentica di dirlo); dei sempre più incazzerecci esponenti di FdI che da tutti gli schermi televisivi possibili raccontano e raccontano come se fossero lì proprio per quello (o proprio grazie a quello).
(10 ottobre 2024)
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