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Il 7 ottobre di un anno fa l’orrore in Israele

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di Daniele Santi

E’ molto difficile ricordare l’orrore quando di quell’orrore sappiamo ciò che ci hanno voluto far sapere e nulla più. Ciò che possiamo definire certo in qualche modo è il numero delle vittime dell’attacco al rave party di un anno fa: oltre mille morti, violenze su donne e uomini, duecentocinquanta prigionieri israeliani di cui nemmeno Israele sembra sapere nulla e poi la feroce, ferocissima rappresaglia di Israele su Gaga. Numeri? Nemmeno quelli sono certi: oltre 40mila vittime, ma da parte ebraica si dice che siano cifre fornite da Hezbollah ai media occidentali per fare colpo, che non siano cifre veritiere. Dunque nemmeno le immagini di totale distruzione della Striscia di Gaza corrisponde al vero? Quando donne, quanti bambini, quanti giovani, quanti uomini sono sepolti là sotto? Le cifre che noi conosciamo non sono vere, secondo le fonti che vengono da Tel Aviv o che a Tel Aviv guardano, dunque ciò che noi scriviamo, diciamo, e di cui discutiamo – va da sé – è fuffa perché la verità sta sempre solo da una parte. La parte che decide chi ha l’esercito più forte.

Così mentre ci è stata tolta persino la libertà di sapere quanti morti ci saranno, come succedeva ottanta anni fa quando le vittime erano altre, tutto ciò che possiamo vedere e con cui possiamo confrontarci è un crescente e odioso antisemitismo, gratuito, che serve ad alimentare l’algoritmo che ha imparato in fretta che odio e bufale servono di più; è  vedere due leader entrambi divorati dal più spaventoso integralismo e odio verso l’altro che dai loro scranni privati, fucili al fianco, o dalle stanze dell’ONU, raccontano una realtà che vedono solo loro e sulla quale basano le più dissennate delle azioni contro l’umanità che vogliono asservita al dio che hanno in testa.

Sono passati 12 mesi e ci sono sette fronti di guerra aperti in Medio Oriente, senza considerare l’invasione di Putin ai danni dell’Ucraina e tutto quello che sappiamo fare è creare scompiglio nelle manifestazioni di piazza (decine e decine gli agitatori, si riconoscono da come si muovono perché, nonostante tutti coloro che leggeranno questi articolo siano abbondantemente più furbi di noi tutti in redazione, c’è un modus operandi che è, appunto, riconoscibile). Ed è molto difficile, pur nel rispetto delle opinioni di tutti – gente con la quale comunque non andrò mai a cena, non che sia importante – riescono ad avere come idoli, Hamas, Hezbollah, Nasrallah e tutta la feccia terroristica che da questi nasce dandosi appuntamento per una manifestazione che non omaggia i morti, ma celebra i mandanti. E hanno anche il coraggio di definirsi antifascisti.

 

 

(7 ottobre 2024)

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