La premier del Bangladesh al potere ininterrottamente da quindici anni, Sheikh Hasina è stata riconfermata alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo in una tornata elettorale caratterizzata dal boicottaggio del principale partito di opposizione e dalla bassissima affluenza alle urne.
La vigilia delle elezioni è stata caratterizzata da una ventina episodi di violenza politica, tra cui venerdì la morte di quattro passeggeri di un treno dato alle fiamme e per l’assassinio di un attivista in un sobborgo della capitale Dacca. La premier ri-eletta ha 76 anni, è leader dell’Awami League e ha vinto le elezioni dopo la decisione del Bangladesh National Party (Bnp) della sua rivale storica Khaleda Zia (agli arresti domiciliari, già first lady e due volte primo ministro, con il figlio Tarique Rahman riparato all’estero per sfuggire alla prigione) che aveva denunciato migliaia di arresti tra i propri attivisti e chiesto, senza ottenere risposta, che l’esecutivo cedesse il posto a un governo transitorio per la durata della campagna elettorale.
Una donna al potere non significa necessariamente più democrazia. Lo scriviamo tanto per scrivere, mica perché abbia a che vedere con l’Italia.
(9 gennaio 2024)
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