di Alfredo Falletti
Accoglienza, solidarietà e umanità sono state finalmente assolte. Non sono reati per sentenza e non per depenalizzazioni di comodo. Al di là delle facili battute, in tanti sorridono per la sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria che scagiona Mimmo Lucano da accuse del tutto infondate che tuttavia lo hanno visto alla sbarra e condannato in primo grado ad oltre tredici anni di carcere.
In un momento in cui la Giustizia viene quotidianamente attaccata per pronunciamenti in tema di immigrazione in rapporto a norme europee e attuazione di diritti costituzionali, non è facile per la Magistratura del nostro Paese pronunciarsi serenamente. Quella che ha assolto Mimmo Lucano dall’impianto accusatorio, a parte una cosetta da un anno e tre mesi pena sospesa, è una sentenza che si spera possa portare sviluppi positivi, magari facendo rivivere quel “Modello Riace” che è stato esempio di accoglienza e integrazione di migranti appartenenti alle più svariate popolazioni che giungono nel nostro Paese da lontano e che si continua a cercare di respingere senza alcuna considerazione per chi sfida il mare dopo aver sfidato la morte, la fame, la tirannia, la violenza in patria.
Dopo la condanna in primo grado ad oltre 13 anni, la Procura Generale di Reggio Calabria aveva chiesto oltre 10 anni di reclusione, ma i giudici hanno cancellato la richiesta ammettendo soltanto l’accusa di falso in atto pubblico conseguente a un’assegnazione di fondi a cooperative legati ai progetti Sprar e Cas, dei quali Lucano non ha intascato un solo centesimo come ammesso pure dall’accusa stessa – non è curioso che si tratti pure di una fattispecie di reato che l’attuale Governo intende cancellare? Sarà complicato utilizzarlo come base possibile per la costruzione di un nuovo impianto accusatorio da opporre all’ex Sindaco neanche se si volesse fare appello.
A conferire maggior risalto alla notizia (ed esultanza per chi abbia sempre creduto nella buona fede e nell’utilità sociale dell’opera di Mimmo Lucano) contribuisce l’assoluzione degli altri 16 co-imputati, già collaboratori di Mimmo Lucano. E allora sorge spontaneo un quesito: la prima sentenza e ancor più la richiesta di condanna in appello hanno forse avuto il sapore di voler arrivare ad una “condanna per la condanna e poi in Cassazione se ne parla”?
Mimmo ‘u Curdo, così soprannominato perché nel 1998, con un gruppo di amici, accolse alcuni curdi sbarcati a Riace, creò da questa circostanza quel modello di solidarietà ed assistenza che si può sintetizzare semplicemente con il termine “umanità”, un modello dagli straordinari risvolti pratici che vengono studiati da esperti di tutto il mondo. Il famigerato Principe Machiavelliano – figura da tenere sempre presente quando si parli di sistema di potere e dei suoi gangli e tentacoli – in questi cinque anni ha dato vita a provvedimenti che per solidarietà e umanità sono agli antipodi del modello creato da Mimmo’u Curdu e oggi, nonostante la sentenza, ha comunque ottenuto una vittoria: dopo aver attaccato Mimmo Lucano umanamente e averlo abbattuto politicamente e dopo aver messo sotto processo i principi di solidarietà e accoglienza, sono riusciti a distruggere il “modello Riace”.
Non restava altro, dopo i fallimenti dello strombazzato e surreale “blocco navale” che non sarebbero riusciti a realizzare neanche sequestrando agli amati stabilimenti balneari d’Italia tutte le barche, i pattini e le ciambelle di salvataggio da schierare lungo le coste. Il modello Riace rendeva evidenti le fragilità di sistemi di accoglienza [sic] farraginosi, fragili e contraddittori oltre che irrealizzabili; esempi maldestri di campagna elettorale sine die che azzerano la grande opportunità di dare in qualche modo una soluzione al dramma della desertificazione di piccoli centri soprattutto nel Mezzogiorno creando anche un vitale volano di microeconomia. Il Principe ha vinto quella che tanti confidano che sia solo una battaglia perché nulla rimane del “modello Riace”. Nulla “…tra le pagine chiare e le pagine scure” di questo periodo storico del quale ben poco potremo onorarci in futuro.
Ma la fiammella del futuro è comunque accesa in tanti piccoli centri vicini a Riace che accolgono e vedono integrarsi nel tessuto locale coloro che hanno ospitato e che hanno piantato il seme di una nuova esistenza. Insieme.
(13 ottobre 2023)
©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)