di Giancarlo Grassi
Il decreto Nordio fatto nel nome dell’augusto defunto nel giorno successo alla sacra sepoltura, rischia di essere una roba serissima contro i giudici e contro la libertà di stampa, con il bavaglio sulle intercettazioni. In stile Orbán, diciamo. Quello degli esordi che faceva gridare di gioia le folle negando che ci fossero i bavagli. Come fanno Nordio (che è un ex pm ed un ex editorialista) e la sua allegra brigata censoria. E se Antonio Tajani, presidente pro-tempore di Forza Italia in attesa del Congresso da convocarsi “quanto prima” riesce a dire che il decreto avrebbe “soddisfatto Berlusconi” significa che continueranno a tirare in ballo un cadavere fin quando gli converrà politicamente. Perché a fare sciacallaggio sono sempre i vivi. Soprattutto quando non saprebbero che altro fare.
Dalla sponda opposta abbiamo Elly Schlein che brilla per tempismo, pragmatismo e capacità – e per contezza – non ha trovato di meglio che opporsi al decreto Nordio, una mini-legge per intenderci approvata dal CdM raccontando ai suoi che il PD non partecipa al processo di beatificazione di Berlusconi, come se fosse già pentita di avere partecipato alla cerimonia in nome di un paio di decimali in più. Se è per questo che è stata votata chi c’ha creduto ha già avuto tutte l risposte. Avanti il prossimo. Nel frattempo il governo continua a fare ciò che vuole mantenendo immobile l’Italia esattamente come lo scomparso della discordia avrebbe fatto virando in senso illiberale la nuova democratura italiana che vogliono realizzare “nel suo santo nome”. Schlein poteva trarsi d’impaccio in altro modo, tacendo. Magari. O parlando d’altro. Ad esempio dell’autoritaria riforma Nordio (che però piace moltissimo a tanti sindaci del suo partito).
(16 giugno 2023)
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