di Pa.M.M.
Testimonianza vivente della contemporaneità dello shakespeariano “Fama, infamia che importa. Sarò ricordato” (Enrico IV, solo per gusto mica per citazione), ecco il governo Meloni che come solo le destre sanno fare in poche settimane riesce a distruggere il lavoro di anni riuscendo a rimanere indietro anche rispetto al suo elettorato, a parte chi ha votato convintamente Roccella – per non aprire un capitolo sulle liste bloccate.
Dopo il gran baccano fatto sulle famiglie omogenitoriali e dopo avere bloccato, a parole perché i fatti andranno in un altra direzione, parrebbe per puro gusto alla discriminazione, il riconoscimento dei loro bambini in sfrego alle due madri o ai due padri, ecco pronto lo scontro con l’Unione Europea: il Parlamento europeo ha infatti approvato per alzata di mano, in plenaria a Bruxelles, un emendamento presentato da Renew Europe (di cui fa parte il Terzo polo), di condanna al governo italiano per lo stop alla registrazione dei certificati di nascita di figli di coppie dello stesso sesso.
“Condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali”, ricorda Repubblica. Una decisione tutta politica, non una raccomandazione, ma una condanna di un atto politico con una decisione politica. E mentre l’Italia di Meloni e Roccella rincorre l’Ungheria e la Polonia (che a loro volta hanno inseguito Putin) sul tema delle discriminazioni per ideologia d’ispirazione teocratica, il Parlamento europeo “ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia; invita il Governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione”.
“Fama, infamia che importa. Sarò ricordato”, (Enrico IV, solo per gusto mica per citazione).
(30 marzo 2023)
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