di Daniele Santi
E’ grande la visione della Legge di Bilancio, talmente grande che non se ne vede l’orizzonte, forse proprio perché i limiti sono tutti così sotto gli occhi da impedire lo slancio futuribile dello sguardo lungo; ecco il governo Meloni trascinare l’Italia nell’era geologica del Cinghiale, maestoso animale che si è infiltrato tra noi e vive a contatto con noi e mangia nelle nostre città i nostri rifiuti. Non lo fa perché il suo habitat è sempre più ristretto o perché gli incroci forzati con altre razze non autoctone ne hanno cambiato le abitudine, non per intervento umano quindi, ma perché è stronzo. E siccome è stronzo si abbatte.
E lo si può addirittura mangiare, dopo. Così dicono. Poi uno guarda meglio e dice che davvero al genio umano non c’è limite, figurarsi a quello disumano delle destre nostrane così abituate a coprirsi di ridicolo da riuscire persino ad averne fatto un punto di forza. Riassunto del geni: mangiare carne di ungulato che si nutre di rifiuti urbani.
Sono così: non è che si possono discutere. E non solo perché non ci sentono, ma perché le destre di questo paese amano stravincere e quando non possono, e Meloni è certamente una donna che sa fin dove ci si può spingere con lo strafare, o pensano di non potere abbastanza attingono a piene mani dal viscidume populista e danno vita ad emendamenti come quello cinghialista perché a panem et circensem si può sopravvivere. Ma bisogna anche sopravvivere al cibo, così quella mattacchiona della conduttrice di Tagadà si prende addirittura la briga di intervistare uno zoologo il quale ricorda soavemente che non ci si può cibare di carne di animali che consumano anche gli scarti degli alimenti per cani e gatti domestici e comunque mai senza un controllo veterinario previo.
Mentre Donna Panella dalla sublime faccia di bronzo (un giorno la bacerò per quell’intervista) riceve le risposte in diretta e le gira sorniona all’esponente di governo di turno, questo sorride, annuisce, conferma l’emendamento, e tu spettatore e commentatore politico dici che non c’è niente da fare: l’unica cosa che le destre italiane vogliono è passare alla storia a qualsiasi costo (sempre il famoso fama infamia che importa sarò ricordato e bla bla bla) e a quello che fanno ci credono sul serio (che il il vero pericolo), senza critica, senza autocritica, senza visione – e mentre televisano le loro svirgolate senza capo né coda, gli sfugge un elefantino da 450milioni di euro, dicasi emendamento, che viene approvato nella Legge di Bilancio, ma non ha copertura economica. Votazione da ripetere come se non mancassero 8 giorni all’esercizio provvisorio. Il vero dramma è questo: mentre tagliano da tutte le parti, mentre trattano da ladri di stato i percettori del reddito di cittadinanza, rispondono a chi gli chiede come faranno quelli che non potranno trovare lavoro con la sufficienza di quelli ai quali non gliene può fregare di meno. Dopo essersi travestiti da paladini del popolo per un’intera campagna elettorale. E il (loro) dramma sta tutto qui.
Il nostro dura dal 1994.
(22 dicembre 2022)
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