di Giancarlo Grassi
L’annuncio del capo della Missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo che annunciava la fine dell’impegno dei caschi blu, già pronti a lasciare il paese, non hanno fatto molto rumore, come se nulla fosse, alle solite. Nella serata del 29 ottobre mi è arrivata la chiamata dell’amico congolese chiuso in casa con la nonna mentre sente spari ed esplosioni dappertutto. “Portaci via” mi ha detto.
E come faccio? Ma la stampa internazionale si preoccupa di più del “Siamo pronti e disposti a ritirarci” di Bintou Keita perché per le disgrazie delle persone comuni non c’è mai spazio. Gli spari e le esplosioni le sentivo anche io in sottofondo e francamente non è dato sapere cosa sarà della nazione della regione dei Grandi Laghi e degli equilibri geopolitici nell’Africa centro equatoriale.
Ci occuperemo soltanto di negher che entrano in Italia e che dicono di provenire da paesi in guerra? Siamo sempre i soliti, noi di questa parte del mondo. E siamo capaci di stupirci se il Burkina Faso, tra gli altri, decida di stare con l’altra età del mondo convinto – sbagliandosi – che saranno meglio di noi.
I Caschi Blu dicono “ciao” è arrivato dopo l’ultima escalation militare di giugno nelle province orientali del Congo; un nuovo gruppo ribelle chiamato M23 ha preso controllo di svariate città e distretti nell’est de paese. A causa di questa ribellione la popolazione non si fiderebbe più delle forze Onu che invece di cercare di riconquistarsi la fiducia lasciano il campo. Assai difficile da credere, come giustificazione, se messa in questi termini. Il ritiro dall’ex colonia belga del contingente di pace dovrebbe avvenire entro il 2024. Del resto la sfiducia della popolazione del Nord Kivu, del Sud Kivu e dell’Ituri non è da oggi che osteggia l’operato dei Caschi Blu non è nuova, l’instabilità della zona ad oriente del Congo è nota ed è proprio lì che da oltre 50 anni continuano a esplodere guerre e ribellioni provocate da oltre 120 gruppi armati diversi che provocano la fuga di centinaia di migliaia di persone (oltre 5 milioni gli sfollati interni).
(30 ottobre 2022)
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