di Daniele Santi
Un’altra indimenticabile puntata di Cartabianca, ha offerto un contrito Salvini nei panni francescani del cercatore di pace contro i tragici eventi. Non ci sono altri motivi per dubitare della sincerità di Salvini se non la totale mancanza di sincerità politica di Salvini che mentre dice che andrebbe a Mosca “anche a piedi” se servisse per la pace non pronuncia una parola di condanna contro Putin e la sua invasione e per distogliere l’attenzione dall’attacco di Lavrov all’Italia dagli schermi di Rete 4, grida “no alla censura”.
Sulle armi, dice poi Salvini, è “pronto e vedere Draghi in settimana”. Non si capisce a che pro e per discutere di cosa, dal momento che l’invio delle armi all’Ucraina è cosa fatta, con una voto unanime del governo, e quindi anche della Lega di Salvini, con scadenza al dicembre 2022. A che gioco gioca Salvini?
A quello che gli riesce meglio: distogliere l’attenzione da un tema che non vuole o non può gestire e spostare l’attenziona da un’altra parte. Le connessioni tra Lega di Salvini e il regime di Putin sono note, così come sono super-note le foto di Salvini al Cremlino con la maglietta di Putin (sbandierata al momento de suo arrivo in Polonia insieme ad un sonoro “Io non la ricevo” in onda in mondovisione), cosa c’entra dunque un’affermazione come “Il Papa dice che è pronto a incontrare Putin e oggi Macron ha parlato per due ore con Putin. Entrambi cercano di arrivare alla pace. Io non ho chiesto il visto per Mosca ma se potessi fare qualcosa per la pace, io ci andrei a piedi”: è alla ricerca di essere nuovamente accreditato come leader supremo di tutte le Leghe mentre gli frana la terra da sotto i piedi, i sondaggi precipitano, Meloni lo sta facendo a pezzi, nessuno lo vuole alle convention e Fedriga gli sfila la Lega dalle mani con la sua lista civica per il 2023 in Friuli Venezia-Giulia?
Salvini quindi sceglie la chiusura ad effetto come se non fosse al Governo con il partito e i suoi ministri, proponendosi di chiedere a “Draghi qual è il piano di azione dell’Italia. Come intendiamo andare avanti nei prossimi mesi? Spendendo quanti soldi?” tutte questioni che sono note, dette in tutte le lingue e spiegate in tutti i modi possibili: ma martedì 3 era il momento di andare da Bianca Berlinguer a fare il costruttore di pace dopo essere stato anche, nelle sue innumerevoli metamorfosi, un segretario leghista che proponeva di dare armi alla Libia in funzione anti-migranti. Davvero un uomo di pace, non c’è che dire.
(4 maggio 2022)
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