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I politologi da tastiera e tutte le colpe a Calenda

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di Daniele Santi, #Politica

Nell’immediato post-elezioni i politologi da tastiera erano tutti lì, ma non c’è da preoccuparsi: il 6 ottobre alle 20.45 gioca la nazionale di calcio dunque torneranno ad essere tutti allenatori. Erano tutte e tutti lì, dicevamo, perché c’era da trovare un colpevole. Soprattutto a sinistra e soprattutto rispetto a Roma.

E chi è il colpevole a Roma? Naturalmente è Carlo Calenda, reo – il fellone! – di non avere sostenuto il PD. Il post di una politologa da cucina vegana fatta con base di lardo di porco, indicava proprio in Calenda il responsabile del secondo posto di Gualtieri per la sua “testardaggine e volere fare l’indipendentista”. Un post da sei giorni di applausi, diciamo. Perché la realtà è che fu proprio il PD a rifiutare di sostenere la candidatura di Carlo Calenda a Roma come candidato della coalizione e non il contrario; così Calenda si è preso due: dare il suo “No” all’apparentamento dell’ultima ora ed avere la sua Lista Calenda primo partito a Roma mantenendo nel contempo, con ferrea coerenza, il suo “No” al M5S in giunta.

Perché in politica, spiace che questa cosa sfugga ai politologi, contano i numeri e non si fa polemica sui numeri come si fa con gli arbitri: quello è tifo da stadio. E non conta più neanche allo stadio. Perché anche lì vince chi fa più gol. Cioè è sempre questione di numeri.

 

(6 ottobre 2021)

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