di Daniele Santi, #laprovocazione
Il 14 giugno abbiamo pubblicato questo articolo Il libro del Führer col quotidiano, gruppi Facebook e certe inutili teste nel quale stigmatizzavamo la scelta di pubblicare o ri-pubblicare libri come il volumetto hitleriano che pianifica lo sterminio di un popolo in nome di un pregiudizio e di un odio personale [cit.], che nel 2016 Il Giornale pubblicò e che è ora di nuovo di attualità per via di una nuova versione, che i sapientoni chiamano critica, versione che nulla toglie alla pericolosità del volumetto hitleriano-bibbia nazista che contribuì allo sterminio di un popolo e ad una guerra mondiale.
La scusa per la pubblicazione dell’articolo era stato un post in un gruppo Facebook dove si evidenziava una foto che ritraeva un cartello esposto sulla porta a vetri di un edicola che spiegava che in quel luogo mai si sarebbe venduto simile pericolosissimo volumetto. In nessuna delle frasi dell’articolo si fa riferimento all’oggi, si prendono elementi diversi, distribuiti nel tempo, per contestare quell’antifascismo da salotto buono della zia, che rimane muto in presenza di simili scelte e che, in ultima analisi, è fascismo come tutti gli altri. E’ solo vestito col vestito buono.
La condivisione del pezzo provocava lo spiegone dello Spiegone il quale divertente Spiegone, informava i componenti il gruppo che “quella redazione” – di poveracci, non lo scrive, ma gli sfugge dal cor – “dev’essersi confusa” essendo sottinteso, nello spiegone dello Spiegone, che dev’essere formata da bamboccioni incolti, forse un po’ confusi, che non sanno bene cosa scrivono. Ebbene lo Spiegone si tranquillizzi: da queste parti sappiamo sempre cosa facciamo, anche quando alla maggioranza sembra che vaghiamo inconsapevolmente per Marte alla ricerca della Sacra Mantide.
Ciò che dovrebbe stupire è, invece, che si articoli un post di ris-post-a a qualcosa che non si è capito, attribuendo ad un pezzo affermazioni che non fa, invece di scandalizzarsi per un paesucolo di provincia che dà più importanza agli Spiegoni che ai neonazisti, e che in troppi troppissimi casi continua ad essere fascista esattamente come prima, accusando gli altri di essere fascisti, senza scendere in piazza contro le pur minime o accennate provocazioni neonaziste o di nuovi fascismi (negli USA se un quotidiano pubblicasse un libro simile rimarrebbe immediatamente senza l’appoggio degli sponsor).
Insomma lo spiegone dello Spiegone non soltanto dimostra che il suo autore, accecato dal furore provocato da un “io ne so di più di loro”, che è parte di certo fascismo intellettuale che parte dal “tu stai zitto” e finisce al manganello, mentre leggeva una leggera provocazione – dal nome della rubrica – stava già pensando a come rispondere e a come dimostrare a questa redazione di poveracci di saperne più di loro, ma dimostra anche che il furore correzionale non gli ha permesso nemmeno di leggere ciò che stava scritto e non ciò che lo Spiegone pensava avessimo scritto.
Tutti dittatorelli in pectore in questa Italietta sempre più nostalgica che vede i moscerini e non distingue gli elefanti. Una pena.
(15 giugno 2021)
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