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Per Matteo Salvini un “cameriere deve accettare 600 euro” pur di lavorare. A lui la “soglia di povertà” Istat …

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di Daniele Santi, #Salvini

E’ con paternalistico stile salviniano – quello che pretende di farti dimenticare che lui 600 euro al mese li guadagna circa 8 volte al mese – che Matteo Salvini si esprime da buon padre di famiglia e ricorda dall’alto del suo stipendio da parlamentare che “pur di lavorare” – parola d’esperto? – “un lavoratore dovrebbe accettare anche 600 euro per fare il cameriere“. L’affermazione ad uso estrema destra conservatrice parlando a Rainews in un intervento ieri (9 giugno, ndr) ad Anteprima Studio 24.

 

 

Salvini finge di ignorare, in fondo a lui cosa importa, che la soglia di povertà oggi è stabilita dall’Istat a quota 780 euro, confermando che a certi politici á la page, l’Istat e tutti quei calcoli lì gli fanno una pippa.

L’affermazione va a braccetto, del resto, con la tragedia dell’imprenditore di Pietrasanta e con tutti quegli imprenditori che si lamentano ovunque della fannulloneria di chi “non vuole lavorare” a causa del reddito di cittadinanza che sono la base elettorale del leghismo salviniano e non pretende naturalmente di essere un’affermazione sensata. Salvini cerca così l’ennesima provocazione; per il leader leghista le anime della politica sono notoriamente la provocazione, dare la colpa agli immigrati se il lavoro non si trova (e non agli stipendi da fame che lui suggerisce dovrebbero essere accettati) ed evitare qualsiasi soluzione sensata che non siano condoni fiscali, perché per far funzionare le cose poi tocca lavorare sul serio, sporcarsi le mani e rischiare troppi di quei voti basati sulla propaganda che lo vedono trionfatore (ma solo nelle intenzioni di voto perché fino ad ora le elezioni che pesano – Emilia-Romagna, Toscana… – le ha perse tutte).

Torna così il Tribuno della boutade nello stesso giorno in cui una destra sempre più furiosa e senza classe politica, ma solo peones, è costretta ad inventarsi rapidamente candidature civiche nelle grandi città che andranno al voto come Roma e Torino mentre si attende con ansia l’annuncio trionfante del legamelonismo per Bologna e Milano.

 

(10 giugno 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 




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