Pubblicità
14.7 C
Roma
8.6 C
Milano
Pubblicità
PubblicitàBritish School Banner 2023

POLITICA

PubblicitàLancio Master 2023 Limited Edition

ESTERI

Pubblicità
Pubblicità
HomeCopertinaLa paura che sia la solita tragedia “all’italiana” #iolapensocosì di Marco Biondi

La paura che sia la solita tragedia “all’italiana” #iolapensocosì di Marco Biondi

GAIAITALIA.COM NOTIZIE anche su TELEGRAMIscrivetevi al nostro Canale Telegram

di Marco Biondi #iolapensocosì twitter@gaiaitaliacom #Politica

 

Ci sono due aspetti che devono farci preoccupare ancora di più dei numeri che continuano a farci spostare la speranza di tornare presto ad una vita semi-normale. E sono due sintomi chiarissimi di “italianite” acuta.

Il primo aspetto che deve farci preoccupare, e tanto, è una dichiarazione di ieri di un ministro di quelli maggiormente coinvolti nella gestione della crisi, (o di quelli che “dichiarano” di più in cerca di visibilità, vedete voi!) ovvero Francesco Boccia, quando dice che si aspetta dalla “scienza” certezze assolute prima di prendere qualsiasi decisione di iniziare a rimuovere i blocchi attuali.

La scienza, come giustamente sostiene Matteo Renzi, deve dare indicazioni, ma se dovessimo attendere certezze assolute, dovremmo aspettare diciamo un anno senza nuovi casi, prima di consentire nuovamente alle persone di frequentarsi fuori casa. A quel punto, sarebbero sopravvissuti solo i ricchi, perché tutti gli altri sarebbero emigrati o morti di fame.

Chi deve prendere decisioni, che siano impopolari, azzardate, o innovative, è la politica, non la scienza.

 

Questa attitudine a scansare le responsabilità di prendere decisioni per non correre il rischio di sbagliare è tipico dei politici di lungo corso, di coloro che hanno per prima cosa a cuore il proprio futuro politico che non può essere messo a rischio da decisioni che, nel tempo, si possano rivelare sbagliate. Per questo si cerca di trovare capri espiatori ai quali addebitare eventuali fallimenti. Ricordiamoci che per diventare politico di lungo corso, bisogna comunque iniziare, l’importante è avere già quell’impostazione lì, di diventare un “vecchio politico”. Può sembrare che parli di Conte, ma lascio decidere a voi.

E questa attitudine trova , ahimè, conforto, nell’altra situazione che deve farci preoccupare: ovvero quella di assemblare comitati consultivi ai quali scaricare le responsabilità di indicare soluzioni. Attenzione ai dettagli: non stiamo parlando di comitati esecutivi, responsabilizzati e prendere decisioni ed assumersi la responsabilità delle stesse. Stiamo parlando di assemblare persone (e stipendi pubblici?) che diano suggerimenti o indicazioni.

È solo da due giorni che abbiamo accolto con favore, alcuni con entusiasmo, molti almeno con speranza (minuscolo, il ministro non c’entra) la nomina di Calao, e già ci stiamo chiedendo se sarà messo in condizione di fare qualcosa di buono o meno.

La Repubblica di oggi, 15/4, pubblica uno schema (in basso) molto interessante dei comitati con i quali Colao dovrà interagire e già sorgono i primi conflitti. Giusto per citare un esempio banale, sui criteri di scelta della famosa APP che dovrà segnalarci che abbiamo incontrato una persona positiva al virus. Già scelta dala Pubblica Istruzione? Mah?

Solo per dare una idea esistono:

  • La Task force per l’innovazione, con 76 persone
  • La commissione per l’istruzione (che ha già scelto la APP (!) con 123 membri
  • La task force donne (12 studiose)
  • Il Comitato tecnico scientifico (12 scienziati)
  • A questi si aggiunge il gruppo di Colao (17 persone).

 

 

Questo è il secondo aspetto del quale dobbiamo preoccuparci. Ovvero la propensione a non assumersi responsabilità eccessive, mediante lo scarico su comitati creati ad hoc (termine a questo punto da intendersi come generico e quindi non riferito ad una persona specifica, ma ad un agglomerato di presunti esperti sui quali poter scaricare tranquillamente la responsabilità di qualsiasi errore). Attendere mille pareri fa perdere tempo prezioso, privilegio che oggi non abbiamo.

Io ritengo che il peggior decisione sia quella di non decidere e di non assumersi responsabilità. Questo non possiamo perdonarlo ne accettarlo.

Ben vengano allora i politici sfrontati che non hanno paura di prendere decisioni. Quelli “divisivi”, quelli “dispotici”, quelli anticipatici, quelli contrari ai caminetti ed agli accordicchi, quelli che fanno saltare una riforma costituzionale per non accettare accordi sottobanco. Quelli che si fanno fare la guerra per non cercato l’accordo con una CGIL a guida Camusso, che ha fatto più danni della grandine.

Ben vengano (o tornino) quelli, piuttosto di avere a che fare con persone che salveranno comunque la loro reputazione politica, ma portando il Paese al fallimento. Il fatto che noi siamo partiti prima degli altri partner europei e ci troviamo ultimi, ancora senza una idea chiara di come fare per uscire dall’emergenza, temo dia conforto alla mia tesi.

E non stupitevi se continuo a sostenere Matteo Renzi.

 

(15 aprile 2020)

©gaiaitalia.com 2020 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 




Pubblicità

LEGGI ANCHE