di I.S., #Parma twitter@parmanotizie #Antifascismo
Le piazze tornano protagoniste. Ed è proprio dell’immagine della piazza – di tutte quelle singole individualità che si muovono tuttavia all’unisono, a prescindere da qualunque condizione climatica, per contrastare gli stessi bassi fermenti di odio e di rabbia – che abbiamo bisogno; l’immagine di un gruppo umano, visibile e concreto, che negli ultimi tempi si presenta probabilmente come la miglior arma di contrasto, soprattutto a livello mediatico, a quell’altro gruppo, anonimo, invisibile, non tanto composto da “esseri” virtuali, ma da vere e proprie idee-virus capaci di diffondersi e di “ammalare” nel profondo il sistema democratico. I cosiddetti animali da tastiera, insomma, di cui tanto di parla, che in questo periodo di malattia del pensiero liberal-democratico, possono sollecitare gli istinti più viscerali dell’essere umano e le bacheche dei social newtwork. Che di questi tempi spesso coincidono.
Questa volta è toccato alle strade e alle piazze di Milano, da poco anch’essa luogo di ritrovo delle Sardine; la battaglia di fondo è sempre la stessa, contro l’odio e contro la deriva antidemocratica del Bel Paese, ma nella giornata di mercoledì 10 dicembre si è deciso di “sperimentare” una diversa modalità, concentrando e contemplando tutti i valori e i fondamenti di questa battaglia in un’unica persona. Nelle ultime ore hanno fatto il giro dell’Italia la notizia e le immagini legate alla iniziativa “L’Odio non ha futuro”,la manifestazione organizzata da Anci, Ali e Upi, in collaborazione con Amnesty International e il Comune di Milano, che ha visto i Sindaci dei Comuni italiani, da nord a sud, ritrovarsi per sostenere la senatrice della Repubblica Liliana Segre.
Sono stati davvero tantissimi i primi cittadini presenti alla manifestazione – presente anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti – venuti da tutta Italia, pronti ad offrirsi come “scorta” alla senatrice Liliana Segre; una figura che non ha certo bisogno di presentazioni, almeno per tutti coloro che nutrono un profondo rispetto per la Storia, la Memoria, la Cultura e, in generale, le istituzioni di questo paese; fatto che, purtroppo, non è più da ritenere scontato, date le notizie intorno alle minacce e agli insulti di cui è stata oggetto la sopravvissuta di Auschwitz negli ultimi tempi.
La manifestazione ha preso il via alle ore 18 da piazza Mercanti, muovendosi poi verso piazza del Duomo per poi attraversare la Galleria Vittorio Emanuele II – per la prima volta attraversata da una manifestazione pubblica – e fermarsi in Piazza Scala, davanti a Palazzo Marino, alla presenza della stessa Liliana Segre, salita sul palco accanto al Sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Con grande presenza e calore la grande partecipazione dei Sindaci e di molti cittadini non solo ha voluto esprimere un sostegno e una solidarietà tangibile nei confronti della Senatrice Segre, ma anche una testimonianza di civiltà e di contrasto al preoccupante diffondersi di violenti atteggiamenti di odio che rischiano di minare i fondamenti della convivenza nelle comunità e sui territori.
Questa volta, quindi, la piazza sceglie di affidarsi ad una figura-simbolo, o meglio, prova a “ridurre” ulteriormente il messaggio contro l’odio antifascista e antirazzista attraverso una sorta di immagine-memento; Liliana Segre, infatti, grazie al suo immenso bagaglio e alla sua storia, lei che ha conosciuto l’odio, ha conosciuto cosa significa diventare un rifiuto – parole sue dal palco di Milano – può sempre ricordarci attraverso una semplificazione visiva e umana per che cosa dovremmo combattare, cosa potremmo perdere e come potremmo degenerare se ci lasciassimo andare all’odio. Si parla sempre di come la semplificazione, la normalizzazione e la banalizzazione siano – e lo sono – uno dei più tragici ed endemici problemi della discussione politica nell’attuale periodo storico dei social network, e in generale della post-verità.
Ma in un periodo storico in cui l’approccio alla parola scritta e all’argomentazione svolta per iscritto sta perdendo quota rispetto ad un approccio alla conoscenza più diretto e virtuale, che può passare dal video all’immagine, non serve disperarsi e lasciarsi andare a tormenti nostalgici. Sempre di semplificazione si tratta, ma non bisogna sottovalutare le potenzialità dell’efficacia di un’immagine o di un simbolo: più immediatezza e meno giri di parole. Specialmente in tempi come questi. Pensiamo allora a Liliana Segre quando abbiamo bisogno di sostenere la nostra battaglia contro l’odio. Come possiamo appoggiarci a Greta quando al bar sentiamo l’ennesimo anziano dire che anche quando era giovane lui pioveva tanto e c’erano tante bufere.
(11 dicembre 2019)
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