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Per abbassare i toni servono teste non consigli

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di Giancarlo Grassi #Politica twitter@gaiaitaliacom #Poverinoi

 

Ciò che è più chiaro in questo tristissimo momento storico è il trionfo dell’arroganza e dell’idolatria del proprio ego, del proprio ruolo, del proprio potere – o di ciò che si immagina essere il proprio potere – a sfavore della preparazione, quella robusta, dello sviluppo delle capacità, quelle che servono, della scarsa intelligenza e cultura, sostituite da furbizia e infarinature.

Drammatico? No, è molto peggio di drammatico. E’ come essere Romani e vedere arrivare i Barbari che si impossessano dell’Impero. Con la differenza che i Romani un Impero ce l’avevano. Qui, al contrario, ci sono solo Barbari.

Così nel buonismo imperante del cosa non farei pur di vendere una copia in più ecco il giornalismo de morondanga (ispanismo, ndr) che scopre improvvisamente la necessità di abbassare i toni e ritornare alla politica. Ma signori miei del giornalismo del cosa non farei pur di vendere una copia in più, per tornare alla politica ci vogliono teste. Per gridare porcate ci vuole faccia di tolla. E sarete d’accordo con noi che abbondano le seconde e c’è una mancanza drammatica delle prime.

Dunque che fare? Rassegnarsi a vivere in un loculo sterminato, dominato dalle vaste praterie dell’Internet dove la gente pensa di essere viva perché digita, ma è in realtà morta mentre scrive le sue inutili ruminazioni, oppure cercare di reagire nel modo più semplice che si conosca, che è il pensare e ragionare prima di aprire quella boccaccia e darle tanto fiato?

C’è una similitudine semplice che aiuta anche i semplici a capire cosa vogliamo dire: la differenza tra una cosa e l’altra, tra la morte nel loculo pensando di essere vivi e il pensare e ragionare, la si può distinguere seguendo (e comparando) un programma di Barbara D’Urso e uno di Paolo Mieli.

Come vedete la vita non finisce mai di stupirci. Basta fermarsi ad ascoltarla. Se non si è naturalmente impegnati a gridare la propria inutile e sgrammaticata opinione grazie all’ausilio di qualche tastiera sulla quale pestiamo con due dita. E proprio come se le parole non fossero più esplosive delle bombe.

 

(21 novembre 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 




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