di Giancarlo Grassi #Politica twitter@gaiaitaliacom #ConteBis
Non è con grande sorpresa che constato, con l’accento sulla “a” lo dico per i dibattiti parlamentari di colti rappresentanti che usano la parola con l’accento sulla prima “o”, che la stampa italiana – quella asservita ai potentati che avevano sposato il salvinismo selvaggio, da Radio24 diventata rapidamente un bollettino di guerra contro il governo, a numerose altre testate che è inutile nominare qui – si siano immediatamente schierate contro il “traditore” Conte reo di essere stato nuovamente scelto come presidente del Consiglio. Soavemente. Senza puntare il dito. Insinuando. Come è costume.
Non avevo nessuna simpatia per Conte prima, col governo gialloverde, e non ne ho nessuna ora, col nuovo governo cosiddetto giallorosso; non era uno fan del governo precedente e non lo sono di questo: credo che all’Italia serva una liberaldemocrazia che non è incarnata da nessun partito politico attualmente in parlamento e che ora, con la momentanea uscita di scena di Carlo Calenda, è ancora più lontana. Tuttavia è difficile non essere d’accordo con il nostro Vittorio Lussana che nella sua rubrica settimanale “Giustappunto”, quando parla di un’evoluzione del presidente del Consiglio arrivato in un contesto completamente nuovo, ambientatosi con i tempi necessari, che – studiando – ha capito i meccanismi in cui si trovava ad operare, agendo di conseguenza con l’autorità che il presidnete del Consiglio ha di dimettersi qualora le condizioni lo richiedano.
L’odio ed il livore scatenatogli addosso da Salvini dopo la fiducia ottenuta al Senato è la conferma che il leader leghista, onnipotente per quattordici mesi nei quali ha fatto ciò che voleva, ha capito di avere trovato un nemico che lo supera in intelligenza politica – non è un gran complimento per Conte, ma sapete come la penso – e che lo contrasta sul piano della conoscenza dei meccanismi parlamentari. Ecco quindi che la stampa assetata di sangue è aizzata contro il povero Conte che ha fatto un governo coi pericolosi comunisti – ma è possibile che di ex comunista al mondo ci sia solo Putin, con il partito del quale Salvini ha fatto accordi politici, e che in Italia ogni cosa che guardi a sinistra debba essere definita comunista?
L’operazione di stampa anti-Conte assomiglia molto da vicino a quella anti-Renzi che la stessa stampa, a partire da quella cosiddetta amica, ha imbastito quando l’ex segretario PD ha cominciato a tessere il suo percorso di riforme, fallito nei modi che conosciamo e per ragioni che – profondamente – non conosceremo mai, con l’endorsement della stampa italiana che quasi unanimemente lo ha preso di mira.
Ci troviamo così di nuovo alle prese con la casta di certo giornalismo italiano che si è autoeletto partito politico e che decide, non importa quali siano i risultati, di veicolare in accordo con chi possiede i quotidiani in quale direzione il voto degli elettori devono andare. Un meccanismo al quale sarebbe utile mettere un freno per tornare ad una stampa che dice quello che pensa, come lo pensa, e denuncia ciò che c’è da denunciare.
(11 settembre 2019)
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