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Ora bisogna deputinizzare l’Italia (o del Salvini di #primairussi)

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di Redazione #pentaleghismo twitter@gaiaitaliacom #politica

 

 

Qualcosa è sfuggito dall’immediato post-elezioni in poi, ed è sfuggito perché coloro che in passato lo hanno reso noto, in differenti occasioni, hanno fatto passare la cosa sotto silenzio impegnati alla non-formazione di un non-governo che potesse fare pensare ad un tentativo serio di governo. Parliamo dell’influenza malvagia di Vladimir Putin e della sua ideologia razzista e neoconservatrice sulle inutili teste [cit.] pentastellate e leghiste. Del resto Salvini, con Putin, c’ha firmato un accordo.

Pur nella diversità di modi e di intelligenza politica, Matteo Salvini e Luigino Di Maio hanno in comune il loro desiderio di essere eletti nuovi Zar di qualcosa, non importa cosa, meglio se a furor di popolo. Sono più di malsani deliri di egopati incolti. Matteo Salvini era a Terni nel pomeriggio del 27 maggio mentre a Roma si consumava lo strappo con Mattarella e si esibiva nel consueto bagno di folla contadinoide (per i ternani Perugia è africa, tanto per intenderci ) ed inneggiava ai suoi numi tutelari: gli dèi dell’odio razzista, dell’omofobia, si scagliava contro le famiglie “anormali” che soppiantano quelle “normali”, rimpiangeva di non potersi sedere sulla poltrona di ministro dell’Interno dalla quale avrebbe fatto miracoli (con la Bossi-Fini, una legge inapplicabile voluta dalla Lega che ha creato la situazione attuale… ci faccia il piacere), istillava odio contro i migranti e parlava per slogan semplici e di immediata comprensione per le menti semplici: ma non stava dicendo nulla se non tracciare una linea d’odio profondo da chi vota Salvini e chi no. Insomma stava dicendo che Italia vuole: quella di coloro che sono con lui e i nemici. Cioè tutti gli altri.

Dall’altro lato del pentaleghismo avevamo Luigi Di Maio e Giorgia Meloni che in coppia deliravano di impeachment e di messa in stato d’accusa di Sergio Mattarella per “Alto tradimento”. Anche in questo caso o siete con noi o siete nemici. Siamo alla putinizzazione del paese in nome della pulizia da quella che il pentaleghismo definisce “la Casta”.

I paesi che sono un po’ gli esempi che questa nuova Italia neofascista e putinizzata dal coloro giallo-verde (o giallo-nero) sono la Russia dello Zar che fa fuori gli oppositori ed il Venezuela di Nicolás Maduro che costringe i cittadini a nettarsi con le dita per mancanza -persino – di carta igienica. Il messaggio che passa, ed è questa la parte più inquietante, è che tutti gli italiani vogliano quell’Italia lì e che non ce ne sia un’altra possibile. Il punto è che, come nei paesi sopracitati, i due partiti che formano l’asse giallo-nero del pentaleghismo pur puntando il dito contro i poteri forti sono, in realtà, profondamente connessi – o collusi, se la parola vi piace di più – con quegli stessi poteri forti che dicono a parole di combattere. Basti leggere il curriculum di Paolo Savona, attuale casus belli.

Mentre per alcuni è il momento delle grida, delle accuse e degli slogan che vanno dall’impeachment al salviniano “Se Berlusconi vota Cottarelli l’alleanza di centrodestra non esiste più” – si alleerà con il M5S e sarà la guerra – per altri è il momento dell’Italia: un’Italia che va deputinizzata. Operazione che non può essere fatta solo dai cittadini col loro voto. Occorre una verità, che è sotto gli occhi di molti, che sia finalmente una verità possibile, slegata dalle manipolazioni di questo o quel media. E’ una dittatura quel luogo nei quali gli organi d’informazione distorcono la realtà ad uso e consumo di una fazione. In Russia e Venezuela è così che funziona. Ci facciano un salto, coloro che son tanto rivoluzionari, e provino a dire di Putin ciò che dicono e scrivono di Mattarella. Poi ci diranno se riusciranno a telefonare a casa per dire alle loro donne, perché son tutti eterosessuali, a parte dalle 2 alle 4 di notte, che stanno bene e che si trovano in due paesi meravigliosi.

 





(28 maggio 2018)

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