di Paolo M. Minciotti #LGBTQI twitter@gaiaitaliacom #Rifugiati
Come già riportato dalla sezione in spagnolo del nostro quotidiano, che cita il settimanale austriaco Falter. a un giovane omosessuale afghano di 18 anni è stata rigettata la richiesta d’asilo in quanto “non si muove né si veste come un gay”.
Al premio Nobel della stupidità che lo ha convocato ed interrogato non sono tornate anche altre cose nel comportamento del giovane, filtrate evidentemente dai suoi sciocchi pregiudizi di burocrate da antico Politburo. Ad esempio il giovane si “relaziona con pochissima gente quando è noto che i gay sono molto socievoli” – conoscesse il nostro direttore editoriale cambierebbe idea; poi è un ragazzo piuttosto aggressivo, tanto che ha fatto a pugni con i suoi compagni di stanza, tutti insieme, quando si trovava in albergo, e secondo il patetico burocrate “è noto che gli omosessuali non fanno a pugni”. Poi la questione che già abbiamo citata nel titolo e che è forse la ragione principale del “No” del funzionario ministeriale: il 18enne omosessuale “non si muove né si veste come un gay” ed ha dichiarato di essersi reso conto di amare gli uomini “a 12 anni”, età ritenuta dal geniale funzionario troppo precoce (io a 12 anni trombavo già e sapevo già esattamente con chi volevo trombare).
A questi dementi è in mano l’Europa dell’accoglienza. L’Europa dei razzisti è in mano a gente ancora peggiore. Non c’è certo da stare allegri. A conferma di quanto scriviamo soltanto nel 2017, e noi lo scrivevamo qui, le autorità inglesi consigliavano agli afghani omosessuali di “comportarsi da etero” se non volevano essere ammazzati in patria invece di rompere le scatole con richieste d’asilo basate sul loro orientamento sessuale. Perché le parole sono una cosa, l’accoglienza è tutta un’altra storia.
(15 agosto 2018)
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