di Ci Ci Erre #labustinadellaserva twitter@gaiaitaliacom #politica
Contraltare all’America a alle sue gabbie– giusto per non farci mancare nulla – la proposta del Neo Ministro Salvini si istituire un censimento su base entica-razziale.
Dopo l’illegittima decisione di lasciare derelitta l’imbarcazione aquarius con a bordo 629 migranti richiedenti aiuto, l’archetipo dello scorso 18 giugno.
Giacchè l’irresponsabilità dell’attuale governo incaricato di amministrare la cosa pubblica sfocia in un’ulteriore prova dell’incapacità di portare a termine il mandato a tal uopo conferito.
Ed anzi, al contrario, conferma l’ignoranza quale prima caratteristica intrinseca dell’attuale linea governativa che trova il proprio fulcro al Palazzo del Viminale.
Se da un lato giace la valorosa proposta governativa di avviare un censimento dei raccomandati nella pubblica amministrazione (al fine ristabilire l’ordine di serietà e preparazione dei dipendenti tutti) dall’altro la proposta di indire una schedatura umana vietata sia a livello nazionale che internazionale.
Occorrerebbe – per essere coerenti – partire appunto da qual Dicastero e dalle tenebre che lo contraddistinguono.
Tenebre che attingono dal passato i più paurose dei ricordi.
La schedatura degli ebrei coincise, infatti, con l’emanazione delle leggi razziali (Regio decreto–legge 17 novembre 1938-XVI, n.1728, sulla difesa della razza italiana), non a caso al fine di scongiurare una reiterazione del passato sono stati posti dei limiti normativi impervi.
La gerarchia delle fonti normative trova al proprio apice la Costituzione della Repubblica italiana quale legge fondamentale dell’ordinamento, in particolare i primi 12 articoli non possono essere modificati né con legge né con referendum costituzionale. Tra questi l’art. 3 statuisce “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Ne discende che il fine perseguito dalle Repubblica è quello di rimuovere gli ostacoli.
Non di crearli.
Che la nostra Costituzione stia soffrendo di poca ed errata considerazione in questi tempi è ormai fatto noto. Non solo, a quanto pare a nulla sono servite le passate condanne dell’Autorità Europea circa la simile decisione presa da l’allora Ministro Maroni, bloccato nel medesimo tentativo. La sentenza che si attaglia perfettamente al fatto in commento ha già stabilito l’illegittimità del censimento di individui su base razziale, condannando altresì l’azione dell’allora Ministro.
L’illegittimità trova poi conferma anche a livello sovra-nazionale, in tal senso il combinato disposto di cui l’art. 3 e 15 della CEDU vietano la discriminazione su base razziale promuovendo quale brocardo di civiltà e collaborazione degli Stati nella tutela dell’individuo, il principio di uguaglianza.
Non di meno, l’art 9 del Regolamento Europeo sui dati personali considera l’origine etnica un dato personale non utilizzabile se non per i fini autorizzati dallo stesso Regolamento e tra i quali proprio non rientra la schedatura di persone.
Tuttavia al netto dell’ignorantia legis del Ministro e dell’impossibilità giuridica oltre che morale di portare a termine un tale simile disegno, occorrerebbe fare una riflessione sul senso del passato e sulla lezione che la storia ci ha riservato.
Una citazione del poeta spagnolo Manuel Vazquez Montalban recita “il passato è il luogo in cui abitano le cause. Vale a dire i colpevoli. Quando il passato resuscita la colpa, i colpevoli ritornano ad essere quello che sono stati”. Colpevole l’ignoranza normativa e storica. Colpevole la politica che crea consensi facendo leva sulla paura del diverso. Colpevole è l’odio e chi lo alimenta. Colpevole è chi dimentica.
E se è vero che il futuro è lo scolaro del passato è anche vero che ogni errore del passato porta con sé una particella di entusiasmo: la possibilità di non commettere più gli stessi errori.
Ovverosia l’opportunità di attingere ad ogni risorsa necessaria per abbattere quello che Baumann chiamava il demone della paura e con esso, il suo artefice.
(23 giugno 2018)
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