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Festa della Donna… Il giorno dopo (come mi sento)

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di Giorgia Trinelli #8marzo twitter@gaiaitaliacom #commenti

 

 

Il giorno dopo, sentirsi vinta sul carro dei vincitori. Sentirsi sponsorizzata da pubblicità che dipingono le donne come isteriche e sfatte dal ciclo mestruale, in preda all’incontinenza, in conflitto con i chili di troppo e le vampate della menopausa.

Donne dipinte con il sorriso con in mano il nuovo meraviglioso e miracoloso detersivo, con immancabile figura di uomo muscoloso senza il quale non si riesce nemmeno a pulire, vittime di bambini che sporcano e mangiano con le mani, imbranate nel parcheggiare senza l’ausilio del parcheggiatore automatico, optional obbligatorio alle donne al volante…

Donne… Un universe complesso, meraviglioso, caratterizzato da mille sfaccettature. Donne amiche di loro stesse e di altre donne, amiche della vita, amiche degli anni che passano e dell’esistenza che scorre. Donne che hanno messo i sogni personali in stand by, per occuparsi momentaneamente di altro ma che non hanno smesso di sognare, di aprire di tanto in tanto i cassetti dove lo stand by dimora. Donne consapevoli che la loro vita forse non è andata come volevano ma va bene lo stesso, donne che traggono gioie dal quotidiano, semplice, a volte noioso ma se guardato bene, sempre con qualche sfumatura nuova, con qualche anfratto da scoprire, con qualche meraviglia che, se colta, sa stupire.

Poi le donne incomprese e incompiute, prima da loro stesse, poi dal contesto. In eterna competizione tra loro e con loro. Donne succubi del potere che, una volta afferrata l’ambita poltrona, diventano spietate e prive di qualsiasi rispetto. Donne arricchite dai quattrini e impoverite nell’anima, la cui unica corsa è quella all’acquisto. Donne tristi che ricorrono alla chirurgia, all’eterna giovinezza; donne dagli occhi tristi e dall’animo vinto, baracconi di se stesse e di ciò che hanno attorno.

Ragazze, giovani fanciulle che hanno rinunciato alla femminilità, alla dolcezza; talmente insicure e competitive da dimenticarsi della bellezza della fragilità, quella fragilità che le renderà donne. Adolescenti precoci, spaventate, aggressive che rinunciano al cromosoma proprio come se sapessero di averlo.

Donne. Esseri magici. La parte chiara e scura della luna. Donne, ogni ruga un esperienza, ogni capello bianco un istante di vita in più; ogni lacrima versata, ogni sorriso regalato, un sentimento in più.

Donne: se solo ritrovassimo la dignità dell’essere e avessimo il coraggio di lasciare la pochezza dell’avere e dell’apparire, non avremmo – forse – bisogno dell’otto di marzo per sentirci meravigliose, intelligenti, consapevoli, ognuna con il proprio talento, ognuna con la ricchezza di essere se stessa.





 

(9 marzo 2018)

©gaiaitalia.com 2018 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

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