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Ecco l’esercito di nominati che fa fuori il socialismo dalla sinistra

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di Daniele Santi #Politica twitter@gaiaitaliacom #Sinistra

 

 

E’ un appello alla politica quello di Bobo Craxi che dice “Il mondo socialista non ha ruolo nelle liste”, ed è vero, in fondo. Perché il prossimo 4 marzo produrrà l’ennesimo parlamento di nominati, peggio ancora dei precedenti, proprio nell’anno in cui i partiti – tutti – si stracciano le vesti invocando la libertà di candidatura, montano circhi mediatici di patetica fattura quando in realtà cercano – tutti – di circondarsi di yes men che con le ideologie, che in politica hanno un senso, non abbiano granché a che fare. E’ così per il M5S come per il partito di plastica chiamato Forza Italia; è così per la Lega, per i partitini di centro e fuori centro, alleanze nate per sostenere questo o quello schieramento ed è così per il PD e per i comunisti falliti di Liberi e Uguali. Quelli che dal loden son passati al rolex.

L’esempio di Bobo Craxi, che è uomo degno e molto preparato, fa scuola. Perché porta un cognome scomodo. E poi c’è anche il fatto non secondario che conosce la politica e la sa fare. Con lui molti altri come lui: eccellenti professionisti e preparati possibili candidati che non vogliono saperne di mescolarsi con l’esercito di incolti illetterati, arrampicatori sociali, disperati da poltrona, finto-comunisti troppo ricchi per essere anche credibili, uomini di potere che fondano partiti per distruggere altri partiti. Ciò che succede, in poche parole, in questo pre-4 marzo da incubo, è che palesemente, con arroganza insopportabile e con ben poco pudore, le segreterie dei partiti, di tutti i partiti o quasi, hanno deciso di gettare la maschera e di scannarsi sul potere per il potere dando prova di una incoerenza assoluta tra ciò che predicano e ciò che invece andranno a fare.

E’ pleonastico ricordare come siano coloro che gridano più forte ad essere i peggiori di tutti.

Gente trombata, candidati raccolti via web e poi epurati; liste cambiate all’ultimo momento senza avvertire i candidati. Solita storia, solita Italia, solita politica. Poco importa quanto si vaneggi pubblicamente sulla propria “diversità” e quante colpe si diano agli altri o quanto li si definisca “disonesti”. La cieca ambizione e la furiosa fame di potere hanno fatto tabula rasa di ideologie, politica, obbiettivi chiari, programmi, progetti.

I più furiosi sono, come sempre, i peggiori. Coloro che con più determinazione sembrano combattere i saccheggiatori di poltrone e stipendi coi soldi degli altri sono proprio coloro che quelle poltrone vogliono, a qualsiasi costo, per impossessarsi di quello stipendio, di quel titolo da onorevole fregandosene della loro incapacità, della loro ignoranza, incultura, impreparazione, inettitudine. Questo paese deve risvegliarsi al riconoscimento del valore: imparare a vedere dove sta, utilizzarlo, coccolarlo, amarlo e farne la propria forza per evitare che l’odio verso l’altro e la sete di dominio diventino l’unica ragione per la quale ci si candida a cariche parlamentari.

Non tutte le candidature sono come quelle descritte, evidentemente. Tra coloro che dovremo votare il 4 marzo ci sono anche persone degnissime, professionisti, persone preparate e consapevoli. Ma su tutto, e su tutti, aleggia il tanfo del potere per il potere e se è vero che se un politico non vuole il potere ha sbagliato mestiere, è anche vero che non si può vivere di potere per il potere altrimenti non si è politici, si è Massimo D’Alema. E di politica così ne abbiamo avuta abbastanza. E ne basta una. La sua.

Se poi nelle guerre fratricide tra i grandi capi della sinistra ci deve rimettere la degnissima storia socialista d’Italia, ricondotta cialtronescamente ad un cognome, allora è evidente che la sinistra continua a chiamarsi in quel modo solo perché non può chiamarsi destra – D’Alema concedendo – e che anche dalle parti degli zombie da fallimento comunista come Fratoianni c’è bisogno di rivedere per cosa si fa finta di lottare. Perché anche per la finzione ci vuole stile. Hollywood insegna.

Come dite? Che il socialismo è quella cosa che ha dato vita a Mani Pulite negli anni ’90 del secolo scorso? Certamente. Ma non era solo. Anche se è stato l’unico a pagare. E non lo dico certo da elettore di un qualsiasi partito socialista.

 



 

(27 gennaio 2018)

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