di Emilio Campanella, twitter@gaiaitaliacom
A Firenze, a Palazzo Strozzi, la terza ed ultima mostra dedicata al Rinascimento ed all’epoca della Controriforma, dopo Bronzino (2010), Pontormo e Rosso Fiorentino (2014), finoino al 21 gennaio 2018: Il Cinquecento a Firenze, “Maniera moderna” e Controriforma, curata da Carlo Falciani ed Antonio Natali. Alla presentazione alla stampa, Antonio Natali ha sottolineato come questa esposizione conclusiva del trittico, presenti anche opere meno note, ma di grande importanza. Non solo, quindi, i divi della pittura e della scultura del tempo, ma anche altre personalità di non minore rilievo e determinanti per comporre quello ch’è, in questo caso, un ampio quadro della cultura del tempo a partire dal padre nobile quale è Andrea del Sarto , di cui si presenta il Compianto su Cristo morto (Pietà di Luco), 1523-1524 Firenze, Galleria degli Uffizi, Galleria Palatina. Vero e proprio manifesto della “riforma cattolica”, lo ha definito lo stesso curatore, per quel ribadire visivamente e coraggiosamente il mistero della Transustanziazione. E artista di riferimento, imitato, seguito ed ammirato, non solo a Firenze.
Il percorso espositivo giunge fino ad Pietro Bernini (San Martino divide il mantello con il povero, 1598 c.a, Napoli, Certosa e Museo di S.Martino, uno di coloro che continueranno nel secolo successivo l’evoluzione dei germi seminati nel Cinquecento. Fra queste due opere, un “viaggio” ragionato in sette sezioni e poco più di settanta opere accuratamente esposte ed accostate con sapienza; illuminate con effetto e discrezione mettendone in risalto la teatralità, anche nella relazione, delle une con le altre. Certo, conta molto la scelta e l’accostamento dei dipinti o delle sculture, e nella prima sala il possente torso del Dio Fluviale michelangiolesco, del 1526-1527, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (in deposito presso Museo di Casa Buonarroti), una delle diciannove opere restaurate per l’occasione, è di fronte alla pala citata di Andrea del Sarto. In quella successiva, tre deposizioni, per così dire, l’una accanto all’altra: la Deposizione dalla Croce di Rosso Fiorentino, del 1521, dal Museo Civico di Volterra, la Deposizione di Pontormo, del 1525-1528, dalla Chiesa di Santa Felicita di Firenze, ed il Cristo Deposto di Bronzino, del 1543-1545, da Besançon, Musée de Beaux Arts et Archéologie, opera che torna a Firenze dopo cinquecento anni.
Altra importante presenza è quella di Gianbologna, con opere sacre e profane, come il Crocifisso del 1598, dalla Basilica della Santissima Annunziata di Firenze, o la Fata Morgana del 1572, Collezione privata, Courtesy of Patricia Wengraf Ltd. Dopo: I maestri, Prima del 1550, Altari della Controriforma, la quarta sezione della mostra riguarda i Ritratti con una importante scelta di volti e figure, visi noti ed ignoti, ed anche molte figure femminili scelte per la loro determinante presenza nella società del tempo.
Di grande rilievo, la sezione: Gli stili dello Studiolo. E oltre, Opere sacre e profane, volti, figure, allegorie, che si ritrovano appunto in Allegorie e miti, sesta sezione, quella proprio che riconduce al primitivo titolo della mostra, che fa da intestazione a questo articolo, come citazione-omaggio al lavoro di preparazione dell’esposizione per cui si è poi scelto come definitivo, l’altro, ma che ribadiva le due anime compresenti nella cultura dell’epoca.
A conclusione: Avvio al Seicento, e poi, naturalmente consiglio di fare almeno un secondo giro di visita. Il ricco ed ampio catalogo, che contiene un notevole numero di saggi, fra cui, in apertura quello che s’intitola come si voleva inizialmente, la mostra, edito da Mandragola, non è sempre perfetto nelle riproduzioni cromatiche.
(21 settembre 2017)
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