di Daniele Santi, twitter@gaiaitaliacom
Il grande Eugenio Scalfari ci ha deliziato anche lo scorso 30 luglio con il consueto inimitabile corsivo domenicale sul quotidiano-partito che pretende di condizionare le scelte politiche degli Italiani, e insegnare loro la storia, la cultura, la politica, coerentemente con lo Scalfari-pensiero. Con chi se la prende il simpaticissimo vecchietto del giornalismo italiano al quale noi dovremmo genufletterci e baciare i piedi? Con Matteo Renzi.
Non è una novità. Lo fa da settimane. Con sempre meno fantasia e sempre più antipatia dichiarata, il buon Scalfari, già insopportabile quando era in parlamento con i Socialisti che poi – chissà come mai – diventarono i suoi peggiori nemici, si inventa articoli che non stupiscono nemmeno più, per dichiarare che Renzi è il nulla e Scalfari è invece il tutto. Repubblica è il tutto. Tutto il resto è rutto.
Scalfari è un po’ come Travaglio: guai a pestargli i piedi. E come Travaglio si avventura spesso in lunghissime e dotte scritture nelle quali possiamo trovare dalla storia della Rivoluzione Francese al gollismo, con un rapido excursus nella seconda guerra mondiale tra Londra e Parigi per arrivare a Macron che è il nuovo padrone d’Europa e a Matteo Renzi che dovrà allearsi con Prodi, Letta e Veltroni per vincere le elezioni: tutto in poche righe. Potere della cultura, dello scalfarismo e della cattiva memoria… Scalfari fa infatti molta ironia su ciò che lui chiama il “non essere nulla di Renzi in Europa”, ma si dimentica di ricordare che l’oblio europeo è scattato dopo il “No” al referendum degli Italiani, fortemente voluto e sponsorizzato proprio da Repubblica, Scalfari e dagli altri quotidiani travaglismi, e non certo per responsabilità di Renzi.
Eugenio Scalfari, naturalmente, tratta Matteo Renzi come se fosse il presidente del Consiglio in carica e in appena un’occasione si spreca a spiegare – perché Scalfari non scrive, spiega e migliora i poveri in spirito – che il toscanaccio che tutti odiano, soprattutto quelli ai quali ha pestato i piedi, è l’attuale segretario del PD e non siede più a Palazzo Chigi. Scalfari si spinge poi a spiegare le ragioni dell’emigrazione dall’Africa, le ragioni per le quali Macron vuol chiudere gli africani nel continente e l’atteggiamento del governo italiano, filo occidentale, con alcuni distinguo che sono francamente comprensibili solo a lui, il buon Scalfari, o a chi ha avuto la fortuna di essere baciato dallo stesso quoziente intellettivo, cultura, capacità, profondità, intelligenza e conoscenza dell’universo sconosciuto del fondatore di Repubblica: sarete forse in tre in tutto il globo terracqueo.
Eugenio Scalfari avvisa poi Renzi che se dovesse avere l’ardire di non fare come lui gli suggerisce, i giochi saranno già fatti ed il segretario del PD perderà le elezioni. Non è difficile immaginare come le perderà: dopo essere stato sezionato, devastato, massacrato, ingiuriato dalla stampa alla Scalfari che a Scalfari e Travaglio fa riferimento.
(30 luglio 2017)
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