di Gaiaitalia.com
E così dobbiamo anche sorbirci una riedizione del ‘Mein Kampf’ di Adolf Hitler, di prossima pubblicazione da parte della nuova divisione editoriale dell’associazione ‘Free Ebrei’. Nessuno ancora aveva mai letto questo autentico capolavoro della ‘messa in culo’ al prossimo tuo? E come mai, di grazia? Si tratta, ovviamente, di una rilettura critica dell’ideologia razzista del dittatore austriaco. Ma presentare una pubblicazione del genere come una novità assoluta significa veramente raschiare il fondo del ‘barile’ di una ricerca storiografia pigra e ‘cogliona’, che si è lasciata ampiamente sorpassare dai documentari di ‘Focus’ e da molti altri canali tematici satellitari. E, persino, da ‘Youtube’. L’operazione, in sé, è molto curiosa: si presenta l’opera di questo criminale, elevato al rango di capo di Stato dall’imperialismo vendicativo di inglesi e francesi, per far comprendere ai lettori i pericoli insiti nel populismo odierno, che per l’ennesima volta sta dilagando in mezzo mondo. Detto alla romana: “Viè qua, Adolf: facce ride’…”. Peccato che non ci sia proprio niente da ridere su quel che son capaci di generare le grandi multinazionali dell’oligopolio differenziato. E’ il tipico modo del marketing di creare una notizia per oscurarne un’altra. E cioè quella di una globalizzazione piatta e ignorante, causata da una visione del mercato concepita in base al vecchio detrito culturale dell’atomismo individualista e piccolo borghese. L’antisemitismo non fu affatto un’invenzione di Adol Hitler, bensì della Chiesa cattolica e apostolica di Roma, la quale, nel corso dei secoli, ne ha fatto uno dei suoi ‘marchi’ più peculiari e caratteristici. E’ stato questo ‘marchio’ a condurre il mondo di filato verso le camere a gas del fedele cattolico Hitler. Non potendo gli Ebrei riconoscere la variante cristiana della loro stessa fede ed essendosi affermato il principio che essi avrebbero fatto uccidere il presunto fondatore di una religione, l’odio clericale verso di loro ha finito col divampare per almeno venti secoli, a cominciare dal santissimo apostolo Paolo. Seguendo il suo esempio – e non certo quello dell’ebreo Gesù – quasi tutti i primi padri della Chiesa furono avversari convinti del ‘popolo eletto’, rendendo l’antisemitismo una semplice ‘variante culturale’ del cattolicesimo. Tertulliano, Agostino e Giovanni Crisostomo scrissero appositi ‘libelli’ contro i Giudei. E scagliarsi contro di loro al fine di sfogare la propria tracotanza, per quasi due millenni ha rappresentato il segno distintivo del cattolico più autentico. Nel II secolo dopo Cristo, San Giustino, uno degli apologeti più rappresentativi del primo cristianesimo greco-ellenista, addossò agli Ebrei la colpa “non solo del male che compiono essi stessi, ma anche di quello che tutti gli altri uomini generalmente commettono”. Come si può notare, un simile giudizio sommario già reca, in sé, il germe di legittimazione della “soluzione finale”. In seguito, un altro santissimo dottore della Chiesa, Efrem il Siro, definì gli Ebrei “mentecatti, nature servili, servitori del demonio”. Mentre San Giovanni Crisostomo li considerò, nel loro insieme, “non migliori dei maiali e dei montoni”. Nel 638 dopo Cristo si giunse al VI Concilio di Toledo, in cui venne ordinato “il battesimo coatto di tutti gli Ebrei viventi in Spagna”. E il XVII Concilio di Toledo, celebratosi nel 694, ridusse tutti gli Ebrei alla condizione di schiavi. Nessun aspetto dell’antisemitismo esploso nel XX secolo è mai risultato inedito alla Chiesa di Roma: nell’anno 306 dopo Cristo vennero proibiti i matrimoni e i rapporti sessuali tra cristiani ed Ebrei, nonché la consumazione comunitaria dei pasti. Agli Ebrei, per lunghissimo tempo, non fu mai permesso di ricoprire cariche pubbliche (Sinodo di Clermond, 535 d. C.), né di dar lavoro a collaboratori cattolici. Nel 681, il XII Sinodo di Toledo decretò “la distruzione col fuoco di ogni libro ebraico”, mentre il Concilio di Costantinopoli, del 692, fece divieto ai cristiani di farsi visitare da medici Ebrei. E così via di seguito: divieto di circolazione per le strade nei giorni delle festività cristiane; divieto per i cattolici di abitare, anche per brevi periodi, presso famiglie ebree; obbligo di pagare la ‘decima’ ecclesiastica pur non appartenendo alla Chiesa di Roma. Senza contare che nessun discendente di Mosè, per quasi due millenni, ha mai potuto citare un cattolico in un giudizio, né deporre come testimone a suo carico. Appare del tutto evidente come Hitler e i suoi sicari non abbiano dovuto far altro che stendere il braccio e prendersi ciò che, da secoli, era stato seminato. E anzi, forte in noi rimane l’impressione che il dittatore austriaco non sia stato altro che l’erede diretto del pensiero cattolico nella sua prassi più omicida. Allorquando, nel 1933, ricevette il rappresentante dell’episcopato cattolico tedesco, al Vescovo che aveva di fronte il fondatore del nazionalsocialismo dichiarò espressamente: “Non voglio far niente di diverso da quanto la Chiesa non abbia già fatto per 1500 anni”. Quel Vescovo non ebbe nulla da obiettare. Né replicò alcunché quando Hitler gli confessò, ancor più specificatamente, che “riguardo alla questione ebraica, sto per fare al cristianesimo il più grande dei servizi”. Hitler ha potuto ascendere a un potere assassino perché la coscienza di parecchie centinaia di milioni di cattolici tacque o, addirittura, accondiscese alle sue azioni. E si potrebbe persino affermare che Auschwitz – e fors’anche Hiroshima – si fondino su bimillenarie tradizioni filosofico–morali della Chiesa cattolico-romana. Nei confronti del Reich hitleriano e del fascismo italiano, la stragrande maggioranza dei cattolici è rimasta a lungo silenziosa. E persino l’insigne Michael Schmaus, poi divenuto membro dell’Accademia bavarese delle Scienze, nel 1934 aveva scritto che “cattolicesimo e nazionalsocialismo possono e debbono marciare insieme, mano nella mano”. L’autentica radice di tutti i populismi sono proprio le religioni: esse sono il male poiché causa di ogni male e colpevoli di tutto il male. A cominciare dalle penose condizioni del popolo palestinese e della striscia di Gaza. E chi ha orecchie per intendere, intenda.
(20 aprile 2017)
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