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Il lecchinaggio al potente (presunto) di turno in nome dell’audience: sicofanti da circo

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di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

In un articolo pubblicato nella tarda serata del 7 marzo Il Capo, così si firma non date la colpa a me, sottolineava come Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio fossero stati ospiti di Bianca Berlinguer e Giovanni Floris più o meno alla stessa ora, dicendo le stesse cose e, naturalmente, senza contraddittorio. Un lettore, o meglio un utente Twitter che non sappiamo se ci legga con continuità, ci contestava il non aver sottolineato che anche Matteo Renzi quando va in televisione ci va senza contraddittorio. Osservazione pertinente che merita un approfondimento.

 

 

E’ costumanza inaccettabile di giornalisti sedicenti sicofanti e fustigatori della politica, in realtà asserviti al potente di turno, praticare il lecchinaggio in modo da non scontentare troppo il telespettatore che segue quel programma proprio perché c’è quell’ospite, perché il telespettatore fa audience, e più audience fai più il tuo editore è contento. Il lecchinaggio va quindi verso più obbiettivi, quello del telespettatore e quello dell’editore: capirete che trattasi di mestiere sgradevole ed impegnativo. Ma veniamo all’oggetto del tweet che vedete in alto: Matteo Renzi è andato spesso in tivù senza contraddittorio, soprattutto quando ci andava in veste di presidente del Consiglio, ma l’atteggiamento avuto nei suoi confronti – lo scrivo da persona che da tempo ha deciso di annullare la sua scheda elettorale ad ogni tornata, esercitando un diritto legittimo, e non può quindi essere accusata di “pidismo” o “renzismo”  – è sempre stato differente a meno che non fosse ospite da Fabio Fazio che da tempo ha scelto l’ormai intollerabile profilo del far solo domande garbate, correttissime, al limite del ruffiano, ma anche questa è una linea. E la pratica con tutti i suoi ospiti.

 

Lilli Gruber, per fare un esempio, non ha mai permesso a Renzi di terminare un ragionamento, interrompendolo di continuo (questo è contraddittorio); così ha fatto Lucia Annunziata con il piglio aggressivo che dimostra quando qualcuno le sta antipatico (questo è contraddittorio). Matteo Renzi parla troppo, direte voi. E’ anche vero: ed è lui il primo a dirlo. Ma il sacrosanto diritto di avere una sana discussione con il proprio ospite, soprattutto se è un politico, insomma la necessità sacrosanta di “fare le pulci” ai rappresentanti politici che soprattutto in questo paese ne dicono una più del diavolo, non viene applicata mai nei termini nei quali ci aspetteremmo venisse applicata. E’ come se i giornalisti sedicenti indipendenti delle nostre televisioni e radio nazionali decidessero a priori, su consiglio, su pressione, sulla base di cosa non sappiamo, che “c’è già un vincitore” ed in quella direzione andassero. Per garantire il “proprio” futuro, non per “sentire” in quale direzione il paese sta andando “realmente”.

 

Si tratta di un atteggiamento che, da quando ho memoria, è stato utilizzato con tutti coloro che sono stati ritenuti i “grandi capi” del futuro (o del presente): successe con Bettino Craxi, poi con Silvio Berlusconi. che inaugurò l’era della “propria televisione” con i “conduttori di fiducia”. Non successe a Romano Prodi che veniva puntualmente bersagliato dalle stesse forze che oggi bersagliano Matteo Renzi; successe al Matteo Renzi degli inizi – poi il giovane politico si rese antipatico in fretta per quella brutta abitudine di dire le cose nei denti senza tanto girarci intorno (attitudine che conosco bene, venendo anch’io da quelle parti ed avendo lo stesso brutto carattere) e le cose cambiarono – successe, tempo prima, con Massimo D’Alema. Succede oggi con i rappresentanti del M5S.

 

Ciò che distingue i rappresentanti del Sacro Blog del Vate è la loro precisa richiesta di non avere contraddittorio ed il fatto che venga assecondata dai dirigenti delle reti che li ospitano. Ciò che inquieta fortemente è l’assoluta impreparazione non solo politica, ma anche del diritto e delle cose dello Stato che manifestano. Da lì la richiesta di contraddittorio per portare la conversazione non verso una contestazione anti-M5S fine a sé stessa, ma su binari più “istituzionalmente”, dal punto di vista della cultura di governo, “corrette”. Ai giornalisti stipendiati da questo o quell’editore che devono fare audience, particolarmente a Bianca Berlinguer e Giovanni Floris che si scontrano il martedì con due programmi pressocché identici e devono conquistare più pubblico possibile (ed al povero Floris mal gliene incorse), tutto questo non importa.




In nome dell’audience il secondo, in nome dell’audience e del suo appartenere agli scissionisti di Mpd per genetica la prima, i due giornalisti-conduttori-star della rete, operano una “svalutazione” dell’informazione vergognosa. E questo è molto diverso dall’avere una linea editoriale e rispettarla per coerenza. Significa essere al servizio del potere, del potere che si ritiene di dover seguire per convenienza e non per credo, e continuare a praticare il conservatorismo opportunista che ha da sempre contraddistinto la classe dirigente di questo paese. Una costumanza che è dannosa per gli Italiani, che sia praticata con il M5S, con Matteo Renzi o con tutti gli altri. Il ridicolo di tutto questo è che i rappresentanti del M5S vadano in tv a dire che l’Italia è sotto dittatura renziana. Che è un po’ la maniera con la quale Berlusconi parlava dei comunisti, anni dopo la loro scomparsa.

 

 

 

(8 marzo 2017)

 




 

 

 

 

 

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