di Il Capo
E’ certo, palese, tutti lo abbiamo sotto gli occhi, che il duplice attentato di Bruxelles del 22 marzo è un vero e proprio attacco militare all’Unione Europea che viene direttamente dalla sua capitale, da uomini che in Europa sono nati e che in Europa hanno vissuto e che l’Europa hanno deciso di combattere. Non si tratta di “lupi solitari”, grande menzogna che è solo una delle tante che l’abile propaganda del Califfo Nero ha reso verità: non ci sono “lupi solitari”, c’è un’organizzazione militare radicata, capace, preparata, strategicamente collaudata, in grado di mettere sotto scacco un paese, attaccare in uno stato e contemporaneamente anche in un altro, di agire indisturbata grazie a messaggi criptati, reti ci comunicazione nel deep web e codici (se è vero ciò che scrive Lucia Annunziata in un bellissimo articolo sull’Huffington Post, cioè che un sopravvissuto del Bataclán ha riferito di avere visto uno dei terroristi comunicare via smartphone con messaggi dove apparivano solo numeri).
Possibile che l’insensato ottimismo legato alla cattura di Salah Abdeslam (non c’è da stupirsi, lo ha manifestato anche Enrico Mentana al suo Tg La7) abbia portato a sottovalutare la possibilità che la cellula a lui legata fosse pronta per un nuovo attacco?
Non abbiamo dati né mezzi sufficenti per metterci a discutere di strategie dei servizi segreti e quant’altro, ma che tre terroristi siano in grado di entrare nell’aeroporto di una capitale europea, due di loro con una sola mano coperta da un guanto per nascondere i detonatori, senza che nessuno si avvicini per identificarli, senza che le forze di sicurezza se ne accorgano e facciano qualcosa, non può che lasciare attoniti di fronte al fatto che poi quei due si facciano saltare in aria uccidendo decine di persone ed il terzo scompaia nel nulla. Non può essere ignoto agli inquirenti, al governo belga, alle forze di sicurezza che Bruxelles è il centro, e non da oggi, del jihadismo internazionale e che l’Europa è l’obbiettivo principale del Califfo Nero e dei suoi eserciti. Ma è sicuramente ignoto, e ci chiediamo come può esserlo, che nell’aeroporto di Bruxelles c’erano numerose bombe pronte ad essere esplose. Chi le ha messe lì? Come lo ha fatto? Ci sono connivenze dentro l’aeroporto? Di chi? Perché? Cosa fanno le forze di sicurezza?
Il New York Times pubblicava il 20 marzo scorso un dossier di 55 pagine sui fatti del Bataclán messo insieme dai servizi segreti francesi dove si rivelano aspetti inquietanti dei jihadisti: come quello che uno dei boia del Bataclán si sia messo a suonare lo xilofono ridendo come un pazzo subito dopo la strage, saltando nella buca dell’orchestra. Il dossier non parla solo di questo, la storia potrebbe anche essere propaganda anti Isis, ma parla della straordinaria abilità nell’utilizzo di cellulari usa e getta, di messaggi criptati, e rende nota – non che non fosse facile immaginarlo, bastava pensarci – che esiste una vasta rete di persone, dentro e fuori l’Europa, senza le quali sarebbe impossibile mettere a segno piani così elaborati. E così micidiali.
Il dossier rivela anche l’utilizzo massiccio di cellulari nuovissimi le cui SIM vengono attivate addirittura un’ora prima degli attentati e che poi esplodono con gli attentatori suicidi, come nel caso del più giovane dei kamikaze del 13 novembre. O vengono abbandonati. O non utilizzati. E le forze di sicurezza li trovano intatti, avvolti nei loro cellophane. Nuovissimi.
Il dossier, vi invitiamo a leggere l’articolo qui parla anche dei contatti tra un tal Sig. Abaaoud, identificato come una degli attentatori di Parigi del 13 novembre, che subito dopo essere fuggito con Salah Abdeslam sopravvissuto non si sa perché al suo voler essere suicida, prende contatti con una sua cugina di primo grado la quale lo nutrirà ed assisterà per i tre giorni e tre notti in cui l’uomo si darà alla macchia, comprando poi nuovi vestiti e scarpe per lui utilizzando cinquemila euro che l’Isis invia via Western Union. Secondo il dossier francese questo Abaaoud si sarebbe identificato come il capo dei 90 foreign fighters dell’Isis giunti in Europa attraverso la rotta dei Balcani pronti ad agire per seminare la morte nelle capitali europee.
Si intuisce, leggendo l’articolo, ciò che tutti sanno, ma nessuno vuole dire: ci riferiamo alle ingenti risorse economiche delle quali il sedicente Stato Islamico deve necessariamente disporre per effettuare le sue operazioni, costruire le sue bombe, immagazzinarle in spazi aperti dove nel caso esplodessero per volontà propria (gli esplosivi fabbricati artigianalmente sono instabili) non possano nuocere ai preziosi [sic] terroristi, costruire i giubbotti kamikaze e via di questo passo. Difficile credere che il contrabbando di antichità, come viene da più parti suggerito, sia la via principale di finanziamento. E’ evidente che dietro a tutto questo ci sono stati che investono fiumi di denaro per destabilizzare l’Occidente ed i suoi valori. I paesi occidentali, l’Europa, gli Stati Uniti, sanno benissimo chi sono quegli stati. Sono paesi che chiamiamo “alleati” e con i quali stabiliamo ed abbiamo stabilito da tempo relazioni commerciali e politiche basate sull’ipocrisia e sulla politica dello struzzo.
La soluzione sta nell’aprire gli occhi e nel praticare politiche adatte. Politiche che non devono essere necessariamente l’entrata in guerra e le bombe sulla Siria. Non va dimenticato che i servizi segreti britannici parlano di una o più cellule dell’Isis pronte a scatenare anche dieci attacchi contemporanei in tutta Londra facendo saltare gli apparati di sicurezza. Anche i servizi segreti francesi sanno che Parigi è di nuovo nel mirino. Non va dimenticato poi che uno dei cavalli di battaglia della propaganda dell’Isis è il fare provare agli occidentali ciò che i musulmani provano giornalmente, cioè le sofferenze della guerra guerreggiata in casa propria e praticata su civili innocenti, cosa che in certi paesi dell’area sotto l’influenza di Isis, Iran ed Hezbollah succede quotidianamente (le cifre dei morti civili degli attacchi occidentali nei paesi arabi dal 1991 ad oggi è agghiacciante). Non importa a chi regge le fila di questo gioco assassino che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica europea sia fermamente contraria ad ogni guerra, i civili che sono carne da macello in medio oriente devono diventarlo anche in Occidente.
Proprio su quella propaganda bisogna lavorare inventandosi nuovi modi d’intervento che mirino finalmente alla pace e non alla guerra. I nostri mezzi finiscono qui, soluzioni non ne abbiamo e dobbiamo lasciarle, nostro malgrado, agli psicopatici che questo mondo governano con i piedi, ricordando il Sindaco Salvor Hardin nella Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov, quando diceva che “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”.
(23 marzo 2016)
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