di Il Capo
Qualche giorno fa abbiamo sottoposto al gigante Facebook annunci sponsorizzati relativi ai nostri ebooks, romanzi che riteniamo del tutto innocenti con copertine del tutto innocenti ed autori del tutto votati alla letteratura, non certo alla pornografia (e bisognerebbe a lungo discutere sul concetto di pornografia in letteratura).

A beneficio dei nostri lettori pubblichiamo a sinistra le due copertine rifiutate e più in basso lo screenshot di motivazione e copertina rifiutata.
Avendo studiato bene, al meglio delle nostre possibilità di poveracci, capirete, le policy del social network rispetto agli annunci pubblicitari siamo rimasti basiti quando abbiamo letto la risposta alla richiesta di approvazione dell’annuncio che recita così.

“I contenuti pubblicizzati in questa inserzione sono vietati. Le inserzioni non possono promuovere la vendita o l’uso di prodotti o servizi per adulti, compresi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, giocattoli, video, pubblicazioni, spettacoli dal vivo a sfondo sessuale o prodotti per il miglioramento delle prestazioni sessuali. Le inserzioni che hanno come oggetto prodotti o servizi per la pianificazione di gravidanze o di contraccezione sono consentite a condizione che rispettino i requisiti di definizione dei destinatari adatti. Prima di inviare nuovamente la tua inserzione, visita il nostro Centro assistenza cliccando sul link qui sotto: https://www.facebook.com/help/?faq=110189719079564. Qui puoi ottenere ulteriori informazioni e vedere esempi conformi alle nostre linee guida sulle pubblicità”.
Per chi è debole di vista, dato che per ragioni di layout abbiamo dovuto rimpicciolire lo screen shot.
Di seguito poi lo screenshot della pagina che ci invitava a sistemare l’errore [sic].
Ci chiediamo, pensiamo di essere nel giusto facendolo, come mai vengano rifiutate foto tanto innocenti e tanto differenti l’una dall’altra con la stessa assurda (ed anche un po’ ridicola) motivazione. Ci chiediamo altresì come invece foto ben più esplicite legate a profili vengano lasciate on-line. Foto che non pubblicheremo, non per pruderie, ma perché non siamo un social.
Di seguito invece pubblichiamo alcune righe sulla questione scritte da Bo Summer’s, che è coinvolto in prima persona essendo la copertina del suo romanzo “El Horno”, tra quelle rifiutate da Facebook.
Bo Summer’s, c’era una volta #ElHorno
C’era una volta.. “Un Principe!” diranno subito i miei cari lettori.
No, avete sbagliato.. “Allora c’era un pezzo di legno!” insisteranno petulanti.
No, avete sbagliato..
C’era una volta un piccolo scrittore che s’era preso la briga di narrare una storia come tante. E quel piccolo scrittore riempì pagine su pagine di discorsi, introspezioni, approfondimenti dei personaggi, e via e via.. come ogni scrittore che si rispetti dovrebbe fare.
Avvenne che quel piccolo scrittore ci mise molto e molto tempo a mettere nero su bianco quella storia. Scriveva e riscriveva. Non era mai contento. Così come dovrebbe essere.
Alla fine, dopo dieci interminabili anni decise che “Basta, adesso ho finito”. O meglio, non aveva finito ma si convinse che era la cosa giusta da fare, quella, altrimenti “finito” non avrebbe mai.
Cominciò così, randagio, il suo piccolo camminamento, col suo piccolo plico per farlo leggere a questo e a quello. Le risposte erano un po’ sempre le stesse “Bello lo stile, ma la storia impresentabile”, “Bella la storia ma lo stile impresentabile” e via e via..
Insomma, per farla breve, il piccolo scrittore si sentiva un po’ avvilito pur continuando a cercare chi gli desse ascolto. Proseguì così, piano piano, nel suo percorso finché incontrò finalmente un piccolo editore che si prese cura di lui.
“Sì ma questa fiaba è noiosa!” diranno i miei amabili lettori “non succede niente e non fa nemmeno paura!”
Non siate impazienti, mie piccole bestioline, siamo solo all’inizio. Adesso arrivano gli orchi.
Dunque, si diceva del piccolo editore che si prese il fardello e partì per la crociata di riesumazione del dimenticato autore. Va lì, va là non si sa come, non si sa perché, uscì un ebook con tutta la storia senza censure [tranne il fatto che l’autore stesso si censurasse in alcuni punti seppur mai gli venne richiesto. Ma quello, l’autore, è un tipo così e nulla si può fare: è una testa matta], tutta andava liscio, twitt su twitt, posta qui, posta là, una piccola presentazione in un luogo, una in una altro, una meravigliosa recensione, l’unica, al romanzo e via e via..
“Beh ma adesso lo dobbiamo anche pubblicizzare su quei posti lì dove si vendono i libri elettronici, che è venuto il momento, che a noi questo romanzo piace e quindi via che si parte”, dice il piccolo editore.
“E va bene, cià, facciamo anche questo gran passo che facciamo la pubblicità”, dice il piccolo scrittore.
E se lo guardano, l’ebook, il piccolo scrittore e il piccolo editore, sembra venuto bene, anche graficamente. La foto in copertina l’aveva scelta il piccolo scrittore al quale era sempre piaciuta, da sempre, si erano informati per bene su tutto e l’avevano messa lì bella centrata col titolo e tutta quanto a posto che nemmeno il piccolo autore ci credeva che potesse essere vero di poter rappresentare quel mondo che descriveva nel romanzo con un’immagine annessa che proprio c’entrava. Ma proprio, proprio.
Quell’immagine, quella copertina, voglio dirvi, bestiole mie, sta creando difficoltà. Non viene accettata per essere pubblicizzata.
Voglio dire che sì “l’impatto è forte, la sensualità è pazzesca, e c’è disperazione, evoca l’atto supremo tra due persone che è divorarsi, succhiarsi il cervello” come ci si succhia l’anima quando ci si ama e come ci si succhiano gli umori quando si fa l’amore. Ma pure io vedo uno che bacia in fronte un altro. Mi pare un gesto tenero. Non vedo altro. Non vedo cosa ci sia da censurare, cosa turbi la coscienza [che non ha] di un orco che è solo un marchingegno che serve a pubblicizzare libri on line. Cosa ci sarebbe da censurare? E quali potrebbero esserne le motivazioni senza nemmeno leggerne il testo? Penso solo a quell’immagine, non a quello che c’è scritto per raccontare quella storia.
Forse nessuno di voi mi risponderà ma andava detto.
Tutto questo si chiama censura. La stessa operata, nella stesso giorno, da un gruppo che millanta impegno contro l’omofobia e che voleva obbligarci a pubblicare una descrizione della notizia che avevamo pubblicato all’interno del gruppo, sulla feroce omofobia russa, perché evidentemente titolo e fotografia erano troppo poco per le loro inutili menti. Ce ne siamo andati. Si chiama censura e renderà il mondo (già dominato dai colossi del web) molto, ma molto più complicato. Meglio saperlo e rendersene conto in questo mondo di inconsapevoli.
(6 novembre 2015)
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