di Paolo M. Minciotti
Secondo informazioni della BBC, che cita fonti di polizia, i condannati (uno dei quali denunciato come omosessuale dalla propria madre – dai parenti mi guardi dio che ai nemici ci penso io) sarebbero stati pizzicati dalla polizia durante un’incursione in un appartamento del centro di Dakar dove sarebbero stati trovati senza vestiti mentre si esibivano oscenamente in atti contro natura (sono parole della stampa senegalese, opportunamente edulcorate), incursione richiesta dalla madre di uno di questi durante la denuncia del figlio per omosessualità.
La donna ha avuto la vigliaccheria di non presentarsi a testimoniare contro il figlio in tribunale, come tutti si aspettavano, perché la compassione di madre è cosa seria. Nonostante non ci siano prove dell’omosessualità degli arrestati, nonostante la sola testimonianza – sicuramente falsa, i nostri numerosi contatti nel paese ci hanno raccontato altre storie ben più credibili e plausibili e nessuno è così scemo da organizzare un’orgia con sei persone in un paese nel quale puoi essere messo in prigione per semplice delazione – i giudici se ne sono fregati, ed hanno condannato i sei arrestati a sei mesi di prigione.
Il settimo arrestato è un conosciutissimo giornalista senegalese, anche lui condannato a sei mesi, accusato da un diciassettenne di “averci provato”. Anche in questo caso nessuna prova a conferma della tesi dell’accusatore, ma la condanna all’accusato.
L’omosessualità è amplissimamente pratica in Senegal, spesso nascosta da compensi in denaro per le prestazioni sessuali; ciò nonostante il 97% della popolazione dice di ritenere che l’omosessualità non deve essere accettata pubblicamente.
(25 agosto 2015)
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