di Il Capo
La Roma Furiosa che vuole la morte politica di Ignazio Marino (quando non fisica) ha concluso il suo accerchiamento con il disgustoso siparietto, connivente svergognata la Chiesa di Bergoglio e Bagnasco, messo in piedi in occasione dei funerali del mafioso Casamonica. Spettacolo che non porterà molto di buono al nostro paese.
L’apertura della chiesa al “credente” (si vergogni questo prete!) mafioso; il corteo funebre seguito da Vigili Urbani e Carabinieri, con i vari vertici che dichiarano “non sapevamo nulla”, ma come potevano non sapere, Renzi che chiama Marino e parla di “scandalo mondiale”, insomma il cerchio si stringe attorno a Marino tra le grida di Roma città mafiosa, quando fu proprio Marino in campagna elettorale a sollevare il velo di silenzio sulla questione. Non lo scriviamo per simpatia, ma per giustizia: eravamo lì e lo abbiamo sentito con le nostre orecchie.
Inutile incolpare Ignazio Marino: la storia nasce da lontano. E’ una storia tutta italiana di connivenze, silenzi e di politici e religiosi che subiscono il fascino del potere, non importa di che potere si tratti, che cosa questo potere gestisca, quali interessi muova. E’ una storia di svergognati che sempre, da che l’Italia è l’Italia, si sono schierati dalla parte del più forte. Conigli pavidi pronti a sacrificare quell’amore proprio che dicono di avere in nome della “santificazione” del potente di turno, anche quando è dentro una bara chiusa.
E’ una storia di Italiani che vedono il male negli altri perché non sono capaci di vederlo dentro di loro. Che fanno saltare le teste degli altri (l’elicotterista!) per salvare la propria. Che dispensano assoluzioni in nome di un dio al quale attribuiscono ambiguità umane.
(22 agosto 2015)
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