di Paolo M. Minciotti
Lo stile africano del pettegolezzo, dello sputtanamento, così si chiama in francese, fa in modo che il tabloid kenyano Weekly Citizen, che si autoproclama il più autorevole tabloid politico del paese, pubblica un articolo corredato da foto, intitolato “Top gays, lesbians list in Kenya out“, una lista di uomini e donne presuntamente omosessuali, messi in piazza con tanto di nomi e cognomi.
Tra loro oltre a due conosciutissimi attivisti per i diritti delle persone lgbt in Kenya, anche presentatori televisivi, artisti, scrittori, politici, un cantante di gospel ed un influentissimo uomo d’affari. La disgustosa operazione è messa in piedi dal tabloid secondo informazioni che non vengono citate e che hanno il sapore del discredito a fini politici.
I nomi dei presunti omosessuali sono corredati da fotografie di ognuno di loro, cosa che li espone non solo alle forche della legge (14 anni di carcere è cià che la legge prevede per i rapporti omosessuali in Kenya), ma anche alla vendetta della popolazione, all’interno della quale si muovono gang antigay già tristemente famose che attaccano le persone presuntamente gay con machete e coltelli.
Le operazioni antigay in Camerun iniziarono proprio con una pubblicazione del genere. Il tabloid pubblica l’articolo pochi giorni dopo la sentenza dell’Alta Corte del paese che obbliga il governo al riconoscimento delle associazioni lgbt e dopo la reazione del corrotto vicepresidente Ruto contro le persone omosessuali.
Il Kenya ha bocciato pochi mesi fa una legge che voleva introdurre la pena di morte per lapidazione per le persone omosessuali.
(12 maggio 2015)
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