di Giancarlo Grassi
Ha annunciato che si dimette dal parlamento, rinuncia al vitalizio e se ne va ad insegnare a Parigi: mentre un brivido d’eccitazione percorreva le giovani terga dei futuri studenti io, più volgarmente, venivo assalito da una domanda che non mi lascia vivere da ieri (20 aprile, ndr): senza Enrico Letta, che ha contribuito al benessere degli Italiani come forse nessuno ha fatto prima (lo avrete notato, spero), sopravviveremo? Sopravviverò?
Sono domande che m’inquietano. Domande che mi lasciano, soprattutto, senza risposte. Insieme ad altre molto più pratiche: il Parlamento ce la farà senza Enrico Letta? Potrà sopravvivere il povero ex-parlamentare, senza il vitalizio a cui rinuncia con sprezzo del domani (e del doman non v’è certezza ahinoi)? La minoranza Pd, quella che si fregia del titolo di “sinistra” e di cui Letta era un importantissimo esponente potrà continuare nella straordinaria opera riformatrice che ne ha caratterizzato l’azione fin dai tempi della figuraccia di Bersani, era l’era pre-Letta?
Insomma, ditemelo: sopravviveremo?
(21 aprile 2015)
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